Ancora bisogna mettere l’ultima parola sulla legge di Bilancio per il 2019, sulla quale pende la necessità di chiudere un accordo con l’Europa sulla base della discesa del deficit/pil dal 2,4 verso il 2%. L’attesa principale è capire come ne usciranno le misure-bandiera su pensioni (quota 100) e reddito di cittadinanza, che per l’Europa rappresentano i due bocconi più indigesti dal momento che non solo sono la causa dell’aumento del deficit, ma la loro stessa natura non è mai stata compresa da Bruxelles. Intanto, però, alcuni interventi ancillari sono in via di definizione.
Su tutti tiene banco il caso dell’ecotassa sulle vetture inquinanti e del corrispettivo bonus per quelle elettriche. Una misura, soprattutto nella sua prima forma impositiva, fortemente osteggiata dalla Lega. Alla fine, la sintesi si dovrebbe trovare intorno alla posizione che il vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, ha reso nota sui social network. Il bonus-malus si applicherà soltanto per i suv e le auto extra lusso mentre sono stati previsti bonus fino a 6mila euro per auto elettriche e ibride. In sostanza l’ecotassa non si applicherà sulle utilitarie, ma solo su auto con emissioni con 20 punti in più rispetto alla norma originaria.
“Abbiamo confermato l’ecosconto fino a 6 mila euro per le macchine elettriche e non inquinanti”, ha scritto Di Maio, “senza tassare nessuna delle auto in circolazione né l’acquisto di nuove utilitarie. Solo chi deciderà di acquistare un suv diesel o a benzina o una super car extralusso pagherà qualcosa in più”. Chiaramente bisogna vedere come si riuscirà a tenere insieme questa posizione col fatto che la prima versione dell’ecotassa prevedeva 300 milioni di gettito, per finanziare il bonus: un tesoretto che rischia di esser fortemente ridimensionato. Secondo l’emendamento approvato a Montecitorio, il bonus è suddiviso in tre fasce: 1.500 euro per le auto che emettono tra 70 e 90 grammi di CO2 al km, 3.000 euro tra 20 e 70 g/km e 6 mila euro tra 0 e 20 g/km. Possibile che anche questa platea debba esser compressa.
La confusione che regna intorno all’ecotassa tuttavia ha suscitato l’ennesima reazione delle associazioni di categoria, Anfia, Federauto e Unrae. Le quali rinnovano al governo “la richiesta di eliminazione dalla manovra di bilancio di ogni ulteriore gravame fiscale a carico degli automobilisti, già enormemente vessati. Per le associazioni del settore auto, i primi a farne i conti sarebbero i cittadini virtuosi che acquistano una nuova vettura, che in ogni caso inquinerà meno di una vecchia, il mercato dell’auto subirà una pesante flessione, con conseguenze per l’occupazione e per le entrate dello Stato: meno veicoli venduti corrispondono a meno imposte incassate. Ricordiamo che nel 2017 la contribuzione derivante dall’acquisto dei veicoli è stata di 9,4 miliardi di euro”.
Per le associazioni, “in termini ambientali, non vi sarebbero particolari effetti positivi perché nelle strade italiane continuerebbero a circolare veicoli con oltre 20 anni di et°, mentre si tasserebbero, disincentivandone l’acquisto, veicoli di ultima generazione con prestazioni ambientali superiori alla media del parco circolante. La misura quindi sarebbe inefficace e impatterebbe su vetture del segmento premium, già assoggettate al superbollo”.