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F-35, i piani del Giappone per l’acquisto di altri 100 velivoli

giappone

Il Giappone punta tutto sull’F-35. Il caccia di quinta generazione sarà la punta di lancia della difesa nazionale di Tokyo, che sceglie la partnership con gli Stati Uniti per far fronte alle ambizioni cinesi e all’instabilità della regione dell’Estremo oriente.

LE PREOCCUPAZIONI PER L’ASSERTIVITÀ CINESE

Il ministero della Difesa giapponese ha presentato le sue nuove linee-guida, una sorta di riesame di medio-termine delle priorità strategiche nella programmazione quinquennale. Per quanto riguarda lo scenario delle minacce, la preoccupazione principale resta l’assertività cinese, a partire dal Mar Cinese Orientale, ove rimane insoluta la disputa sulle isole Senkaku. Non cala poi l’attenzione nei confronti della Corea del Nord. Nonostante il rischio di escalation paia essersi abbassato rispetto all’inizio dell’anno, con Donald Trump che da mesi rivendica la soluzione della questione con Pyongyang, Tokyo non si fida. Il programma missilistico nordcoreano continua a preoccupare.

I DETTAGLI DEL PROGRAMMA

Per far fronte a tutto questo, il governo guidato da Shinzo Abe ha da tempo spinto in maniera significativa il budget per la Difesa (oltre 46 miliardi di dollari per il 2018, +1,3% rispetto al 2017), lavorando in parallelo per consolidare i rapporti con Washington (delicati sul fronte commerciale). In questa direzione si inserisce la novità strategica più rilevante delle nuove linee-guida: l’acquisto di ulteriori 105 caccia F-35 rispetto ai 42 già in programma. Serviranno a sostituire l’attuale flotta di intercettori, composta da F-4 e F-15J, evoluzione giapponese dell’F-15 Eagle. Fin’ora, Tokyo si era impegnata ad acquistare velivoli Joint Strike Fighter nella sola configurazione A, a decollo e atterraggio convenzionale. Adesso, il nuovo piano aggiunge (oltre a più di altri 60 F-35 A) anche una quarantina di velivoli nella configurazione B, a decollo corto e atterraggio verticale, caccia da impiego su portaerei. Il progetto è ambizioso, perché prevede la riconversione dei due cacciatorpediniere porta-elicotteri di classe “Izumo” in modo da renderli adatti ad accogliere i velivoli di quinta generazione.

IL VALORE DEL NUOVO IMPEGNO

Secondo il Financial Times, che ha anticipato il rilascio delle nuove guidelines, l’impegno per altri 105 caccia avrà un valore di circa 10 miliardi di dollari. Un impegno gravoso, soprattutto per un Paese la cui Costituzione, figlia del secondo conflitto mondiale, conserva una forte impronta pacifista. Eppure, la pressione delle minacce alla sicurezza dovrebbe mettere tutti d’accordo. Si ricorderà a tal proposito l’allarme che, ad agosto dello scorso anno, era stato generato dal sorvolo di un missile nordcoreano, manifestazione evidente del grado di pericolosità raggiunto dalle nuove armi di Pyongyang. Se a ciò si aggiunge la tradizionale preoccupazione per gli avanzamenti militari cinesi, ecco spiegata la tendenza ad aumentare l’impegno nel settore della difesa, cercando una naturale sponda con gli Stati Uniti. Non a caso, le prime rimostranze per le nuove guidelines giapponesi sono arrivate proprio da Pechino e dalla penisola coreana.

IL GIAPPONE NEL PROGRAMMA F-35

D’altra parte, con i nuovi piani di acquisto, il Giappone diventerebbe il maggior cliente del programma F-35 dopo gli Usa. Data la rilevanza che Washington attribuisce al Joint Strike Fighter, sembra inevitabile un rafforzamento del rapporto (pure industriale) tra i due Paesi, considerando che nell’ultimo anno Tokyo ha pure approvato l’acquisto di due sistemi americani di difesa missilistica Aegis Ashore. Tra l’altro, ordini per altri 105 F-35 permetterebbero agli Usa di dormire sogni più tranquilli nel caso di un’eventuale estromissione della Turchia dal programma Joint Strike Fighter, un’eventualità su cui a Wasghinton si discute da quando Ankara ha deciso di acquistare il sistema missilistico russo S-400.

IL LATO INDUSTRIALE

Per quanto riguarda i rapporti industriali, non è ancora chiaro dove saranno realizzati i nuovi F-35. I primi quattro dei 42 già previsti sono realizzati presso lo stabilimento Lockheed Martin di Fort Worth, con il primo velivoli giunto in Giappone lo scorso gennaio. Gli altri 38 saranno assemblati presso la Faco (Final assembly and check out facility) di Nagoya, operata da Mitsubishi Heavy Industries, l’unica Faco del programma al di fuori degli Stati Uniti insieme a quella italiana di Cameri. Probabile che i nuovi impegni assicurino a Tokyo un ritorno industriale ancora maggiore, in linea con quanto previsto per un programma che si fonda sui rapporti industriali internazionali.

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