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Fake news, il piano Ue per proteggere le prossime elezioni

digitale

Le campagne di disinformazione contro l’Unione europea, delle quali la Russia sarebbe “la prima fonte”, minacciano “le democrazie europee”. Da qui la necessità di mettere a punto una serie di misure per “proteggere” il Vecchio continente dalle insidie poste delle fake news.
Andrus Ansip, vice presidente della Commissione europea per il Mercato unico digitale, ha motivato così la volontà di Bruxelles di rafforzare l’impegno degli Stati membri su questo tema, da tempo al centro del dibattito in Europa e oltreatlantico.

IL PIANO D’AZIONE

Il piano d’azione presentato oggi, pensato avendo in mente l’importante appuntamento elettorale europeo del prossimo maggio, propone una serie di misure per realizzare le quali è previsto un pieno coinvolgimento delle nazioni, e non solo.
All’iniziativa, che si concentra su quattro settori chiave – hanno lavorato tre commissari: giustizia, sicurezza, economia e società digitale.

IL SISTEMA D’ALLARME

Per affrontare queste minacce (dalle quali, ha detto Ansip, non sono esenti anche media tradizionali, come per esempio la tv), la Commissione propone innanzitutto di migliorare il coordinamento con gli Stati membri attraverso un “Rapid Alert System”. Si tratta di un sistema di “allarme” e monitoraggio interno alle istituzioni dell’Unione per facilitare la condivisione dei dati tra quest’ultima e gli Stati membri, nonché semplificare la valutazione delle campagne di disinformazione ed eventualmente rispondere in tempo reale.

LA COOPERAZIONE CON LE PIATTAFORME

Ritenuto di fondamentale importanza anche l’impegno di Facebook, Twitter e altre piattaforme di social network, alle quali viene chiesto di aderire a un codice di condotta con l’obiettivo di intensificare gli impegni per garantire pubblicità politica trasparente, chiudere gli account falsi, bloccare i ‘bot’ e collaborare con i fact-checker.
I firmatari del codice di condotta dovranno fornire un primo aggiornamento alla Commissione entro la fine del 2018. Nel periodo tra gennaio e maggio, le piattaforme online dovranno poi riferire a Berlaymont come hanno intenzione di agire mese per mese, mentre Bruxelles effettuerà poi valutazioni dell’attuazione del Codice. Qualora quanto fatto risulti insoddisfacente, la Commissione potrà proporre ulteriori misure, anche di natura regolamentare.

AUMENTARE LA CONSAPEVOLEZZA

Oltre a campagne di sensibilizzazione mirate, le istituzioni dell’Unione Europea e gli Stati membri dovranno anche promuovere l’alfabetizzazione mediatica attraverso programmi specifici. Verrà fornito supporto ai team multidisciplinari nazionali di ispettori indipendenti e ricercatori per rilevare ed esporre le tecniche di disinformazione che viaggiano attraverso i social network.

LA TASK FORCE UE

Infine, oltre a un aumento del sostegno a media e ricercatori, tra gli obiettivi auspicati c’è anche un rafforzamento dei team che rilevano la disinformazione, l’in particolare la East StratCom Task Force, gruppo che opera nell’ambito del Servizio di azione esterna Ue guidato dall’Alto rappresentante. Da quando è divenuta operativa nel settembre 2015, la Task Force, ha raccontato Ansip, ha identificato finora “oltre 4mila e 500 casi” di disinformazione, in un numero sempre maggiore. Nella primavera 2018 – secondo quanto emerge dal sito del gruppo di lavoro, euvsdisinfo.eu – erano infatti circa 3mila e 800, a oggi sono saliti a 4mila e 564. I temi maggiormente oggetto di disinformazione sarebbero terrorismo, migranti, la stessa Ue, Occidente, Nato, la guerra in Siria e in Ucraina, lo Stato Islamico e il caso Skripal.



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