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Luigi Di Maio e il suo Foscolo

Dal dí che nozze e tribunali ed are
diero alle umane belve esser pietose
di se stesse e d’altrui

I critici, specialmente se di opposizione, sono spesso impietosi con i politici, specialmente se non hanno elevati titoli di studio. Numerosi corsivisti se la prendono con il vice presidente del Consiglio e ministro del Lavoro, degli Affari Sociali e dello Sviluppo Economico on. signor Luigi Di Maio. Si tratta in gran misura di invidia e bigotteria. Meglio esser orgoglioso della propria maturità classica, che di una laurea di ateneo privato albanese, conferita (pare a caro prezzo) al figlio del Sen. Bossi, noto con il soprannome de il Trota. Ho passato la mia vita a studiare, pubblicare ed insegnare e, quindi posso assicurarlo.

Ho avuto modo di scorrere le pagelle dell’on. signor Di Maio ed anche di parlare con i docenti del Liceo Classico Vittorio Imbriani dove ha conseguito la maturità classica. I documenti, ed i colloqui, parlano chiaro: nonostante quale défalliance in sintassi (ma le difficoltà con i congiuntivi sono comuni se i compagni di classe parlano nel vernacolo partenopeo, più nobile e più antico di quello in cui Alessandro Manzoni andava a risciacquare la propria prosa in Arno), il giovane Di Maio era bravissimo in letteratura italiana. Apprezzava specialmente quella risorgimentale , ed in particolare Ugo Foscolo (anche lui, da buon patriota, poco in sintonia con quel francesismo che sono i congiuntivi). Non tanto le tristi Ultime Lettere di Jacopo Ortis quanto il grandioso I Sepolcri. Ne ha un’antica preziosa edizione che tiene sempre nella tasca interna destra – quella più vicina al cuore- della giacca. Come io faccio con quella Costituzione americana che inizia con un saldo We the People.

Lo hanno sempre affascinato e lo affascinano ancora i versi che parlano della sacralità dei contratti che trasformarono le umane belve in uomini e donne, insomma in cittadini , avvezzi al viver civile. L’on. signor Di Maio non è un giurista (anche se ha studiato elementi di diritto privato alla Facoltà d’Ingegneria dell’Università Federico II di Napoli) ma è consapevolissimo del valore dei contratti ed è anche informato sui teoremi degli economisti secondo cui i contratti sono sempre ‘incompleti’; per questo motivo esiste un apparato di magistratura e giurisprudenza per completarli , interpretandoli.

Carte alla mano, l’on. signor Luigi Di Maio fa spesso richiami al ‘contratto di governo ‘come guida per l’azione politica: è proprio, sulla base del ‘contratto di governo’ – non (come dicono i maligni) perché vuol togliere 2-3 milioni alla Lega che propone un’azione spedita in materia di quelle che considera ‘pensioni d’oro’. Dopo tanto arrabattarsi, non segue però il ‘contratto di governo’ che sancisce un riallineamento dei trattamenti superiori ai 5000 euro al mese in base al ricalcolo dei contributi effettivamente versati, ma ‘tagli’ alle pensioni che superano i 4500 euro al mese, senza tener conto dei contributi versati. Tale interpretazione unilaterale un po’ lo turba e un po’ lo perturba. Allontanerebbe voti dalla Lega (con cui il Movimento Cinque Stelle, di cui è Capo Politico, è in competizione) ma potrebbe fare sì che i tribunali di cui parla il suo amato Ugo Foscolo mettano bocca e lo contraddicano. Specialmente quello che è inquilino del Palazzo della Consulta.

Ci sono, in effetti, altri ‘contratti’: quello che gli attuali pensionati hanno stipulato con lo Stato (quello con la S maiuscola e che non cambia al mutar delle maggioranze parlamentari). Sono certamente contratti ‘incompleti’ ma gli arcigni ed anziani Signori che lavorano in quel Palazzo hanno già provveduto a completarli. Per ben tre volte hanno sentenziato che le pensioni sono ‘salari differiti’; senza il consenso della controparte, ossia di ciascun lavoratore non possono essere modificate e pagate in parte in busta ed in parte in contanti (come si fa in ambienti che l’amato Foscolo disdegnerebbe). Hanno anche detto che se si deve modificare unilateralmente questi milioni di contratti, gli importi devono essere piccoli e per breve periodi e si deve essere in gravissima situazione finanziaria. Se si proclama la ‘gravissima situazione finanziaria’ si da ragione al Professorino Giovanni Tria, raccattato il giorno prima che il governo giurasse fedeltà alla Repubblica. Ancor peggio, se la goderebbero i burocrati della Commissione europea che hanno in antipatia quella ‘rendita (pardon reddito) di cittadinanza’ che è punto essenziale per il ‘governo del cambiamento’.

Foscolo ci illumina? Non veramente: Parla di sangue che verrà versato finché il Sole risplenderà su le sciagure umane.

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