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Non solo Cina. Così gli Usa hanno pizzicato la Turchia sulle sanzioni all’Iran

huawei

La Cina è ai ferri corti con gli Stati Uniti per l’arresto, in Canada, di Meng Wanzhou, direttore finanziario di Huawei e figlia del fondatore Ren Zhengfei. L’accusa è di aver violato le sanzioni contro l’Iran. Un’accusa forte, ma certo un trattamento non esclusivo ai danni di Pechino.

Una delle prime preoccupazioni di Trump, una volta insediato alla Casa Bianca, è stato fare arrivare lo stesso messaggio alla Turchia. E lo ha fatto in modo meno plateale, ma certo non meno di impatto per le relazioni fra i due Paesi e l’avvertimento che voleva veicolare.

Il 19 marzo 2016, il business man turco-iraniano, Reza Zarrab, è stato arrestato negli Stati Uniti, con l’accusa di riciclaggio di denaro sporco, frode bancaria e aver aggirato le sanzioni contro la Repubblica Islamica. Le indagini contro l’uomo si sono intensificate proprio sotto la presidenza Trump e questo ha provocato la forte irritazione del presidente Recep Tayyip Erdogan, anche perché l’inchiesta è arrivata a toccare anche membri della sua famiglia, per prima la ong diretta dalla moglie Emine, e di uomini chiave del suo governo. Dalle indagini, secondo l’accusa, è emerso che Zarrab era il curatore degli interessi della famiglia presidenziale e di alcune altre cariche importanti del Paese per quanto concerneva il ricavato dall’aggiramento delle sanzioni.

Nel marzo 2017, è stato arrestato Hakan Atilla, numero due di Halkbank, la maggiore banca pubblica turca, dove Zarrab possedeva parte dei suoi asset e che, guarda caso, è stato arrestato dopo che il business man ha iniziato a collaborare con la giustizia americana, anche se il diretto interessato ha sempre negato tutto.

Rimane il fatto che Atilla è ancora nelle mani della giustizia americana e anche se la pena di 32 mesi di carcere alla quale è stato condannato in maggio, probabilmente non aumenterà, i rapporti fra Ankara e Washington sono molto tesi, anche perché Erdogan aveva chiesto personalmente a Donald Trump di non andare avanti sulla strada del mancato rispetto delle sanzioni, ma questa richiesta è stata puntualmente ignorata dal presidente Usa. Segno che il numero uno della Casa Bianca, almeno su questo argomento, è intenzionato ad adottare un binario molto diverso da quello dell’amministrazione Obama.

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