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Ecco la manovra a prova d’Europa. La proposta di Vincenzo Visco

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La manovra a prova d’Europa, di mercati e perché no di Pil esiste. Basta solo creare il giusto mix e soprattutto lavorare sia sul lato delle entrate sia su quello delle uscite. Un esperimento che le fondazioni legate alle professioni e il centro studi Nens, animato dall’ex ministro dell’Economia (governi Ciampi, D’Alema e Prodi), Vincenzo Visco, hanno condotto con successo arrivando a questa conclusione: gli investimenti pubblici (qui l’intervista a Davide Canavesio sull’importanza della Tav), se ben calibrati, possono portare a un aumento della ricchezza nazionale fino a quasi 100 miliardi di euro e a un aumento di Pil pari all’1% annuo. Bisogna però avere gli ingredienti giusti.

LA PROPOSTA DELLE FONDAZIONI

Le risposte sono contenute in uno studio presentato questa mattina nel corso di un evento tenuto presso la sede della Fondazione Inarcassa (la cassa degli ingegneri) a Roma al quale hanno preso parte, tra gli altri, il presidente di Nens Visco, un altro ex ministro, Pierluigi Bersani e il presidente dell’Upi (Unione Provincie Italiane), Achille Variati. Attraverso le misure proposte, il paper ha calcolato – a fronte di un’espansione fiscale quantificabile in circa 54 miliardi di euro in tre anni – la creazione di maggior reddito complessivo per 98 miliardi di euro, l’innalzamento del sentiero di espansione del Pil di circa 1 punto percentuale in media all’anno e un’accelerazione del cammino di risanamento delle finanze pubbliche tale da contrastare la spinta verso l’alto del rapporto indebitamento-Pil. Il meccanismo è semplice e allo stesso tempo proficuo perché consente di ottenere crescita mantenendosi abbondantemente sotto la soglia del 2,04% del deficit/Pil fissata dal governo in manovra. In pratica, allentando il deficit di 18 miliardi all’anno (54 su tre anni), ovvero dell’1% rispetto al Pil, si può ottenere maggior ricchezza per poco meno di 100 miliardi al ritmo di un +1% annuo, per un totale di 3,2 punti percentuali in tre anni. Il tutto comporterebbe il raggiungimento del pareggio di bilancio al 2022. Sequenza non trascurabile per un Paese costretto a spendere oltre 1,5 miliardi in sei mesi solo di interessi sul debito, a causa dell’aumento dello spread.

NEL NOME DEGLI INVESTIMENTI (PUBBLICI)

Come arrivare a tutto questo? “Attraverso una manovra di politica economica con interventi suddivisi tra entrate e uscite”, spiega il documento Nens-Fondazioni. Ma è sul versante della spesa che lo studio riserva particolare attenzione con una proposta tanto ambiziosa quanto sostenibile e il cui baricentro sono gli investimenti pubblici sull’edilizia: riportare il livello degli investimenti pubblici agli standard pre-crisi. Nello specifico, si sottolinea “la necessità di intervenire attraverso l’estensione per i prossimi tre esercizi di bilancio dell’attuale struttura di sgravi fiscali per interventi di riqualificazione energetica, ristrutturazione edilizia e messa in sicurezza delle abitazioni residenziali” oltre all’estensione dei benefici fiscali “anche alle spese di manutenzione ordinaria delle unità immobiliari residenziali, attualmente deducibili solo dai condomini. infine, l’equiparazione delle spese per ristrutturazione delle unità abitative residenziali appartenenti ai centri storici dei comuni soggetti a spopolamento a quelle sostenute per la messa in sicurezza degli edifici posizionati in zone ad elevato rischio sismico”.

I CONTI TORNANO

Nel complesso, considerate le detrazioni in essere ad oggi, gli interventi fin qui suggeriti comporterebbero una spesa a carico dello Stato pari a 900 milioni di euro nel 2019, 2,2 miliardi nel 2020 e 3,2 miliardi nel 2010 garantendo una dinamica Pil “sempre positiva”. Inizialmente, il maggior contributo alla crescita sarebbe determinato proprio dall’incremento degli investimenti pubblici per il potenziamento della rete infrastrutturale italiana e la messa in sicurezza del territorio. In un secondo momento, a questa fonte di crescita, si affiancherebbe anche il maggior reddito generato dall’incremento della domanda grazie al miglioramento del reddito disponibile delle famiglie con l’entrata a regime degli sgravi fiscali su Irpef, Ires e Irap. Lo schema è dunque doppio. Da una parte, nella fase iniziale toccherebbe allo Stato spendere per attivare gli investimenti. Successivamente, una volta rimessa in moto la crescita, si attiverebbero gli sgravi sulle imposte aumentando la capacità di spesa delle famiglie le quali finirebbero col subentrare (in parte) alla spesa pubblica.

PARTIRE DAI TERRITORI 

“Una crescita di qualità è raggiungibile unicamente attraverso la riattivazione di un programma serio di investimenti. Non occorrerà soltanto concentrarsi sul raggiungimento dei livelli pre-crisi, ma anche e soprattutto rafforzare le infrastrutture del Paese e riqualificare il patrimonio immobiliare italiano dal punto di vista energetico nonché mettere in sicurezza il territorio dal dissesto idrogeologico e intervenire sulla crisi delle aree interne attraverso la riqualificazione dei centri dei piccoli comuni colpiti dal fenomeno dello spopolamento”. Stessa visione da parte dell’ex ministro dello Sviluppo, Bersani. “Quel che ci vuole è un grande piano di piccole opere rivolte al territorio e agli edifici scolastici e pubblici con investimenti che partano subito, con certezza di finanziamento, potenziando strutture tecniche a scala provinciale e con meccanismi di gara che non facciano perno sul massimo ribasso e sulla umiliazione delle risorse professionali largamente presenti nel Paese”.

IL PARERE DEGLI INGEGNERI

Per Egidio Comodo, presidente di Fondazione Inarcassa “da questo punto di vista, assumono particolare rilievo iniziative finalizzati alla tutela e riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano, pubblico e privato, anche sotto il profilo della prevenzione sismica, e interventi di messa in sicurezza del territorio. Fondazione Inarcassa in questi anni si è distinta per l’impegno proprio in questi ambiti, con iniziative che vanno dalla messa in sicurezza degli edifici scolastici, con il progetto FondAzione Scuola, alla prima edizione della Giornata nazionale della prevenzione sismica, iniziativa dal grande spessore sociale che ha visto il coinvolgimento di 500 piazze in tutta Italia”.

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