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Perché il ritiro Usa dalla Siria è una tripla vittoria per Putin. Parla Mikhelidze (Iai)

Il Natale è arrivato in anticipo per Vladimir Putin. Con il sorriso in volto il presidente russo ha scartato il primo regalo durante il tradizionale appuntamento della conferenza stampa di dicembre, quest’anno gremita fino all’orlo con più di 1700 cronisti internazionali. Il ritiro delle truppe americane dalla Siria annunciato stamane da Donald Trump è musica per le orecchie del Cremlino. “Siamo contenti della decisione di richiamare i militari – ha esordito Putin – La presenza dei militari Usa non è necessaria in Siria. Possono essere dispiegati nel paese o dopo una decisione del Consiglio di sicurezza dell’ Onu o in seguito a un invito delle autorità legittime locali. Ma nessuno di questi scenari si è verificato”.

Rimane il dubbio, paventato dallo zar con un accenno di sarcasmo, sulla credibilità della decisione presa dalla Casa Bianca e già pubblicamente osteggiata da alti funzionari del Pentagono. “Per quanto riguarda il ritiro delle truppe americane, non so bene di cosa si tratti. Gli Stati Uniti sono in Afghanistan da quanti anni? Diciassette, e quasi ogni anno dicono che ritirano le loro truppe, ma per ora sono ancora lì”, ha confidato Putin ai cronisti. La presenza dell’esercito Usa, ha aggiunto, è a suo dire illegittima perché non è seguita a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu né a un invito del governo siriano di Bashar al Assad.

Secondo Putin “Donald ha ragione” a voler portar via l’esercito dalla Siria, perché l'”Isis è stato sconfitto” ed è giunto il momento di lavorare con la comunità internazionale per una “soluzione politica della crisi”. Come? Con una commissione costituzionale i cui membri siano proposti dopo un’attenta selezione del presidente Assad. “Quando ci siamo incontrati a Istanbul – nel formato che coinvolge Russia, Turchia, Francia e Germania – abbiamo convenuto che avremmo compiuto il massimo sforzo per creare una commissione costituzionale, e la Russia ha fatto di tutto per garantire che ciò avvenisse – ha detto Putin –  Il presidente siriano Bashar al Assad ha indicato le 50 persone che rappresentano la sua delegazione e ha partecipato alla formazione di una lista con 50 rappresentanti della società civile e, nonostante ciò non gli piaccia per niente, ha accettato questa situazione”. La responsabilità dello stallo, a dire di Putin, sarebbe dell’attendismo delle Nazioni Unite e dell’invitato speciale Staffan de Mistura: “Abbiamo presentato questo elenco alle Nazioni Unite ed è risultato che per volere dei nostri partner – Germania, Francia e Stati Uniti – i rappresentanti delle Nazioni Unite hanno preso una posizione di attesa”. Tutto rimandato al 2019, dunque, quando gli Stati Uniti, se Trump terrà fede alla promessa del ritiro, disporranno di una leva negoziale decisamente ridotta.

“Ci sono tre dirette conseguenze della scelta di Trump”, spiega a Formiche.net Nona Mikhelidze, responsabile del programma Europa Orientale e Eurasia dello Iai (Istituto Affari Internazionali). “Agli occhi di Putin e della popolazione russa suona come un riconoscimento ufficiale di Mosca nella regione. Putin in conferenza stampa ha preferito rimanere prudente, sa bene che a queste dichiarazioni non sempre seguono i fatti. Anche la Russia ha annunciato il ritiro delle truppe dalla Siria un anno fa, eppure non un soldato si è mosso”. A trarre diretto beneficio dal ritiro dell’esercito Usa, continua l’esperta dello Iai, sarà Bashar al Assad. “Così facendo gli Stati Uniti consegnano ad Assad le chiavi per la ricostruzione del Paese. È la soluzione che Putin ha sempre auspicato: la crisi siriana deve essere risolta con il solo contributo degli attori regionali, Iran e Turchia”. Last but not least, Putin trova sotto l’albero un dono utilissimo per tenere a bada la politica, e il malcontento, entro le mura domestiche. “Putin ha sempre usato la Siria per distogliere l’attenzione dalla crisi ucraina e rinforzare agli occhi della popolazione russa l’immagine di uno Stato forte, leader nella regione senza nulla da invidiare alle altre potenze globali – conclude Mikhelidze – l’annuncio di Trump aumenterà questa percezione in Russia: non sono la Russia è una grande potenza, ma questo status viene ufficialmente riconosciuto dagli Stati Uniti con il ritiro delle truppe. È una vittoria sotto ogni punto di vista”.

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