Il presidente russo, Vladimir Putin, ha provato a indorare la pillola all’alleato turco il più possibile, scrivendo una lettera di augurio per il nuovo anno, nella quale afferma che la collaborazione con la Turchia sarà fondamentale per l’equilibrio dell’Eurasia.
Ma, di fatto, la delegazione turca che sabato è volata a Mosca per parlare di Siria, è rimasta a bocca asciutta. Di fatto, Ankara si deve accontentare delle zone attorno a Idlib, dove può contare anche sulla collaborazione dell’Esercito libero siriano, appoggiato proprio dalla Turchia, ma che non gode delle simpatie di Mosca a causa dei numerosi gruppi di dubbia provenienza che contiene al suo interno e che potrebbero essere legati alle realtà terroristiche che minacciano la sicurezza della Russia.
Ma l’est dell’Eufrate è e rimane off limits. Le truppe di Assad non sono ancora arrivare a Manbji, ma è chiaro che al momento del ritiro delle truppe americane, non scoppierà nessun caos perché tutto sarà già stato deciso. Sia il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, sia la contro parte turca Mevlut Cavusoglu, hanno dato la priorità alla questione umanitaria e al ritorno dei rifugiati nelle loro case. La Turchia ha incassato la garanzia che la Siria rimarrà uno stato unico e indivisibile, quindi niente regione autonoma curda.
Ma una sinergia, seppure forzata fra i curdi e Assad può essere solo motivo di preoccupazione per Ankara, che però al momento ha diversi motivi per essere prudente ed evitare sia l’invasione dei territori intorno a Manbij sia di irritare l’alleato russo.
L’inizio dell’anno infatti si apre con appuntamenti importanti. Ankara riceverà Donald Trump con il quale parlerà del modo e dei tempi di ritiro delle truppe americane dal territorio nazionale siriano. Per i primi di gennaio è previsto un nuovo trilaterale a Mosca con Putin, Erdogan e Rohani, che sarà determinante per capire quali saranno gli assetti della futura Siria e cosa Ankara possa pretendere.
Per il momento, parrebbe molto poco e secondo molti analisti, Erdogan dovrebbe anteporre il fronte del Mediterraneo a quello puramente mediorientale.
Intorno alle acque di Cipro si stanno per delineare lotte internazionali per sfruttare i giacimenti di gas sui fondali. E, in quel momento, l’alleanza fra Ankara e Mosca dovrà essere ancora più solida che mai.