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Perché quello sulla Tav può non essere un dialogo tra sordi

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Il presidente della Confindustria Boccia con tutti gli altri rappresentanti delle associazioni ricevute ieri da Salvini ha apprezzato la sua decisione di incontrarle, lo ha ringraziato per l’ascolto prestato – insieme al sottosegretario Giorgetti – a quanto hanno chiesto in materia di grandi opere e di legge di bilancio e, com’era fin troppo facile prevedere, ha affermato che “ora si attendono i fatti”. Ma subito questa mattina il ministro Di Maio ha dichiarato che i “fatti si fanno al suo ministero” dove vengono da lui incontrate ben 30 associazioni di categoria, mentre, a sua volta, a Palazzo Chigi il premier Conte incontra i sindacati Cgil,Cisl e Uil: insomma, potremmo dire che tutti incontrano tutti, ma tutti non si incontrano tutti insieme. Comunque, è un bene che ci si parli direttamente guardandosi negli occhi, senza doverlo fare solo sulle pagine della stampa che peraltro svolge un’insostituibile funzione di informazione dell’opinione pubblica.

Ma, al di là dell’apprezzamento del metodo dell’ascolto, andando al merito dei temi sollevati dalle associazioni di categoria – e soprattutto a quello delle grandi opere e del completamento della Tav – cosa si è ottenuto? In proposito, al momento almeno, solo dichiarazioni di consenso di Salvini, cui il Movimento Cinque Stelle ha contrapposto il risultato della manifestazione di sabato dei No Tav. E allora? Siamo ancora su posizioni di stallo? Sembrerebbe di sì, anche perché qualche esponente dei Cinque Stelle ha affermato con perentorietà che anche l’analisi costi-benefici – che Salvini starebbe attendendo per esprimersi ufficialmente (supponiamo) in sede di governo – sarebbe di fatto superata dall’esito della manifestazione, con la quale il completamento della Tav sarebbe stato bocciato “on the road”, ancor prima che dall’analisi costi-benefici.

Intanto 166 sindaci della Città Metropolitana di Torino proprio oggi hanno votato a favore della Tav, in assenza del sindaco metropolitano che è la Appendino, alla guida com’è noto anche del capoluogo piemontese.
Insomma, è un dialogo fra sordi quello in corso? Molti e a ragione potrebbero ritenerlo, lamentandosene, ma chi scrive si ostina a pensare – per quel che concerne le grandi opere – che sia possibile individuare una soluzione per la loro esecuzione intanto studiando le procedure e gli esiti della spending review cui molte di quelle opere erano state già sottoposte al Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti sotto la gestione del ministro Delrio, e contemporaneamente realizzando una rigorosa analisi costi-benefici, magari affidandola ad un organismo terzo quale potrebbe essere il Consiglio Superiore dei lavori pubblici, supportato ove necessario da tecnici esperti in quella metodologia di analisi, anche provenienti dall’estero.

Ma vogliamo anche esprimere l’auspicio che in seno al Movimento 5 Stelle si apra un grande, approfondito e pubblico confronto fra posizioni diverse – pure esistenti al loro interno – perché non è possibile ritenere che i suoi rappresentanti siano monoliticamente convinti della inutilità di grandi opere che invece, una volta realizzate, salderebbero il nostro Paese con le imponenti reti di comunicazione europee. Allora, non si vuole questa saldatura che renderebbe più competitivo anche lo spostamento di merci e passeggeri?


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