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La manovra? Una mannaia sul futuro degli italiani. Parla David Sassoli

La manovra? “Metterà in ginocchio l’Italia”. Le elezioni europee? “Le vinceranno i partiti europeisti”. Il prossimo congresso del Pd? “Sosterrò convintamente Nicola Zingaretti“. Secondo il vicepresidente del Parlamento europeo David Sassoli, potremmo essere alla vigilia di una sorta di cambio di scenario a livello politico, in Italia ma non solo. “I cittadini stanno capendo che i populisti bluffano, che non riusciranno a mantenere le loro mirabolanti promesse”, ha affermato in questa conversazione con Formiche.net l’esponente del Pd, che alle prossime elezioni europee in programma presumibilmente a maggio, salvo sorprese, sarà di nuovo in campo per la rielezione: “Sono a disposizione del mio partito e penso di continuare. Ma naturalmente lo valuteremo a tempo debito”.

Sassoli, la sua opinione sulla manovra è durissima. Perché? Per l’Europa non sembra così male considerato che ha ritirato la procedura d’infrazione contro l’Italia…

Non ci sarà la procedura d’infrazione ma saremo in ginocchio: la scure dei tagli si abbatterà su un Paese che non cresce. Capisco il punto di vista della Commissione europea di far tornare i conti, ma i contenuti doveva metterceli il governo italiano. E invece pur di far finta di rispettare promesse elettorali ha deciso di tagliare gli investimenti e di conseguenza di colpire la spesa sociale. Senza risorse per la crescita non si va da nessuna parte. E gli effetti negativi si faranno sentire molto presto.

Qual è l’aspetto che la preoccupa di più?

È l’impianto generale che preoccupa. Non c’è un’idea di Paese. Fra le misure più pesanti vi è la riduzione del fondo per il cofinanziamento dei progetti europei. E questo ucciderà il Sud che per accedere alle risorse comunitarie potrà solo alzare le tasse.

In molti stanno criticando le clausole di salvaguardia che potrebbero scattare nei prossimi anni. Lei?

È una manovra sotto cauzione. L’Iva potrebbe arrivare addirittura al 26,5%. Si tratta di una mannaia sul futuro degli italiani.

Intanto però il governo, per voce dello stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha confermato che quota 100 e reddito di cittadinanza inizieranno a partire da aprile. Ci crede?

È una bufala, nel senso che per far partire il reddito di cittadinanza servivano molti più soldi. E soprattutto le strutture, i centri per l’impiego, per i quali occorrerà attendere ancora parecchio tempo. Il governo sta cercando in tutti i modi di rispettare le promesse elettorali prima delle europee ma non ce la faranno. In questa manovra non ci sono né quota 100 né il reddito di cittadinanza.

L’entrata in vigore, anche solo parziale, di queste misure teme che possa incidere sull’esito delle europee a vostro discapito?

Da questo punto di vista non sono preoccupato perché gli italiani si accorgeranno del bluff. Con questa manovra il Paese si ferma subito. Chi assumerà, chi investirà? Il governo s’illude se pensa di arrivare senza conseguenze alle europee.

Però l’area di governo mantiene un consenso piuttosto ampio in Italia mentre non è un mistero che gli europeisti, incluso il Pd, stiano facendo fatica non solo nel nostro Paese. Che ne pensa?

Il MoVimento 5 Stelle sta perdendo consensi ogni giorno: vediamo come arriverà alle europee e soprattutto cosa dirà, dove andrà, a quale gruppo parlamentare aderirà visto che il loro, con la Brexit, si scioglierà. La Lega certamente – almeno così dicono i sondaggi – potrebbe ottenere un notevole risultato ma in realtà andrà a finire in un circuito sovranista e di estrema destra che in Europa non è destinato a giocare un ruolo di primo piano. I partiti europeisti continueranno ad essere il motore del Parlamento europeo.

Perché ne è così sicuro?

Il Parlamento europeo si forma con metodo proporzionale. Ci saranno i socialisti, i verdi, i liberaldemocratici e i popolari che non dovranno schiacciarsi sulle posizioni di Viktor Orban. Certamente – e dico certamente – i partiti sovranisti e populisti non avranno una forza tale da condizionare il Parlamento. E il giorno dopo le elezioni noi troveremo le alleanze per arrivare alla formazione della Commissione. Ricordo che i governi dovranno mandare in Parlamento i candidati per formare la Commissione. I governi nazionalisti dovranno fare molta attenzione perché il Parlamento ha il potere di rimandarli a casa.

Ma cosa pensa della proposta di Carlo Calenda che continua a parlare di un fronte europeista da contrapporre ai sovranisti?

Che non ha senso logico. L’europeismo non è una ideologia, ma il riconoscimento che all’interno del quadro istituzionale europeo possiamo giocare il nostro destino. Questo è un memento in cui ognuno dovrà essere se stesso. Il Pd dovrà presentarsi con un fronte largo di centrosinistra, spalancando porte e finestre, ma sapendo che una volta Bruxelles si andrà nel gruppo dei Socialisti e Democratici. È solo rafforzando i gruppi parlamentari europeisti che si fermerà l’avanzata delle destre.

Chiudiamo con il Pd ormai impegnato nel congresso. Perché ha deciso di appoggiare la candidatura di Nicola Zingaretti?

Sostengo Nicola Zingaretti per due motivi. Il primo: perché è l’unico in grado di sconfiggere Matteo Salvini come dimostra la sua storia politica fatta di vittorie. Anche quando il centrosinistra ha perso – penso ad esempio al 4 marzo – lui ha vinto. Secondo: a mio avviso è il solo che sia capace di unire il Partito democratico e di ricostruire il centrosinistra. Come possiamo affrontare questa destra e imprimere un cambiamento reale se non allarghiamo il nostro perimetro politico? Il Pd deve tornare ad essere lo strumento per organizzare il nostro campo.

Anche in direzione Cinquestelle? È questa l’accusa che un pezzo del Pd muove a Zingaretti.

Noi abbiamo perso 4 milioni di voti. La nostra scommessa è far tornare a casa tante persone che ci hanno lasciato e che oggi sono deluse o preoccupate per la deriva nazionalista. Questo può avvenire solo se il Pd cambia rotta rispetto agli ultimi anni. Le polemiche, scusate, stanno a zero.

Ultima, inevitabile, domanda su Matteo Renzi: lascerà il Pd a suo avviso? Come valuta questo scenario e le suo possibili conseguenze sul Partito democratico?

Mi auguro che le sconfitte gli facciano capire che il nostro elettorato non vuole uomini soli al comando. Per questo non mi auguro che se ne vada. Sarebbe innanzitutto un suo fallimento visto che ha fatto per due volte il segretario con il consenso di tanti nostri elettori che chiedono unità e non sopportano più fughe solitarie. Penso che dovrebbe essere grato ai nostri iscritti e anche a tanti dirigenti che lo hanno sostenuto. La smetta di parlare di fuoco amico e di avere atteggiamenti ostili. Dovrebbe ricordarsi che deve tutto al Pd e cercare di riflettere con maggiore profondità sulle sconfitte.

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