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Il vantaggio della sostenibilità. La quarta rivoluzione industriale è già cominciata

plastiche, ecoforum, Legambiente

Ormai è ben chiaro a tutti: il modello di sviluppo dei prossimi anni è quello legato alla sostenibilità ambientale ed economica che va sotto il nome di “economia circolare”. Lo hanno capito da tempo le istituzioni nazionali e transnazionali, dalle Nazioni Unite all’Unione Europea, delineando scenari e azioni con obiettivi concreti per i prossimi decenni. Vanno in questa direzione l’Agenda 2030 dell’Onu sullo sviluppo sostenibile; l’approvazione del Pacchetto sull’Economia Circolare di Bruxelles; la proposta di decarbonizzazione al 2050 della Commissione Europea; il vertice Cop 24 in corso a Katowice (Polonia) sui cambiamenti climatici.

Una volta tanto l’Italia non si fa trovare impreparata, tira anzi la volata agli altri Paesi europei. Prova ne sono le tante iniziative sorte in questi anni tra tutte quelle imprese che stanno investendo in questo settore. Secondo uno studio della Fondazione Sviluppo Sostenibile, presentato ad Ecomondo lo scorso novembre, l’Italia per tasso di circolarità è prima fa i principali Paesi europei. Nel settore del riciclo, con 13 milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti urbani riciclati, si posiziona al secondo posto, dietro solo alla Germania, con un’ottima performance (67%) nel settore dei rifiuti di imballaggio.

Anche il “Libro bianco per uno sviluppo efficiente delle fonti rinnovabili”, presentato oggi da Confindustria, riconosce una posizione di leadership nella sostenibilità ambientale, essendo tra gli Stati membri maggiormente virtuosi sotto il profilo dell’efficienza energetica, delle tecnologie rinnovabili e del recupero dei materiali in un ottica di circular economy.

Lo studio stima gli investimenti al 2030 sulle rinnovabili fino a 68 miliardi nel settore elettrico e in 58 miliardi in quello termico: un volano di crescita potenziale di 126 miliardi e un milione di posti di lavoro. “L’investimento nella produzione di energia rinnovabile potrebbe tradursi in un impatto positivo sul prezzo dell’energia al 2030. E’ quindi importante collegare la crescita di energia da fonti rinnovabili all’evoluzione tecnologica per garantire un efficiente uso delle risorse impiegate nel sistema e un efficace costo per gli utenti finali”.

L’Enea, intanto, lancia la prima “Piattaforma Italiana per l’economia circolare”, con l’obiettivo di creare un punto di convergenza nazionale su iniziative, esperienze, criticità e prospettive del’economia circolare. “A Enea – spiega Roberto Morabito, direttore del Dipartimento Sostenibilità – è stato chiesto dalla Commissione Europea di svolgere il ruolo di hub per l’economia circolare. È in questo ambito che Enea ha promosso la nascita di Icesp (Italian Circular Economy Stakeholder Platform) con l’obiettivo, tra gli altri, di diffondere le eccellenze italiane e il nostro modo di fare economia circolare partendo dalle tradizioni e dal territorio”.

E, a proposito di eccellenze, oggi, al Forum Sostenibilità, organizzato dal Sole 24 Ore per fare il punto sulle opportunità offerte dall’economia circolare, è stata presentata, tra le altre, l’esperienza del riciclo dei rifiuti degli imballaggi, che vede il nostro Paese ai primi posti nel panorama continentale. La gestione dei rifiuti è un asse portante dell’economia circolare: il pacchetto di direttive approvato prima dell’estate a Bruxelles e che sta per essere recepito nell’ordinamento nazionale, prevede un innalzamento dei target di riciclo per gli imballaggi al 2025 e al 2030, rispettivamente al 65% e al 70%. I risultati ottenuti, grazie all’attività del Conai e dei Consorzi di filiera, al 2017 attestano al 67,5% il riciclo totale.

Anche per i singoli materiali, gli obiettivi al 2025 sono quasi raggiunti. Ma per chiudere il cerchio, come ha sottolineato il presidente del Conai Giorgio Quagliuolo, “serve un gioco di squadra in cui tutti gli attori, pubblici e privati, facciano la loro parte. Servono strumenti adeguati per garantire una crescita quantitativa e qualitativa delle raccolta differenziate; occorre colmare le carenze infrastrutturali e impiantistiche; incentivare le imprese nell’ecoinnovazione e nell’ecodesign per massimizzare il riciclo; promuovere, anche con la leva fiscale, il mercato dei prodotti riciclati”.


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