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Sulla Tav (e non solo) ci stiamo muovendo ad alta velocità. Verso il passato

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Il rallentamento della crescita, fino al segno negativo del terzo trimestre, con ogni probabilità tale anche nel quarto, quello delle feste, che stiamo vivendo, è generato e genera una contrazione dei consumi e degli investimenti. Un governo che ne fosse consapevole dovrebbe accudire con amore gli investimenti che non si sono ritratti. Invece li guarda con odio. Come per Tav.

Stando ai numeri pubblicati dal governo stesso, su 36.5 miliardi di spesa pubblica aggiuntiva solo il 10% sarebbe indirizzato ad investimenti. Senza contare che mentre la spesa corrente sarà certamente fatta gli investimenti potrebbero essere mancati e tagliati, anche in questo dimostrandosi che il governo Conte è il governo della peggiore continuità. Il che rende immaginifica la crescita all’1.5%.

Il trasporto ferroviario, solidamente dominato ad una impresa di Stato, potrebbe essere un volando d’investimenti. Per due ragioni: a. i treni passeggeri ad alta velocità sono stati un grande successo, modernizzando la comunicazione, rendendo più facile la vita a molti che lavorano e a tanti che si spostano per turismo, come sono stati un successo economico, ma cominciano a segnare il passo, il 44% arriva in ritardo, perché quelle linee sono troppo affollate e gli investimenti di manutenzione insufficienti; b. i treni merci ad alta velocità sono un progetto europeo, largamente finanziato dall’Ue, il che comporta che ogni euro investito dall’Italia più che raddoppia il proprio valore. A questo si aggiunga che i finanziamenti europei non solo si perdono, ma si rischia di doverli restituire, se i lavori dovessero fermarsi.

Tutto, ma proprio tutto, quindi, depone a favore del fatto che l’alta velocità proceda ad alta velocità. E invece no, si frena prima e si rischia di fermarsi. È un problema di parole: una parte di quanti oggi governano, i 5S, avevano chiaramente detto che se loro avessero vinto quei lavori sarebbero stati cancellati; siccome non hanno vinto, ma ugualmente governano, chi ha prestato loro fede li richiama alla coerenza. Già con l’Ilva e con la Tap i fatti hanno smentito le parole (fortunatamente), se lo possono permettere anche con Tav?

Tutto qui. Ma è un tutto piuttosto pesante, visto che il principe degli affabulatori, il re delle contraddizioni, l’imperatore dei cambi di direzione, Beppe Grillo, ha sperimentato in prima persona cosa significa trovarsi di fronte non il mitico cittadino, ma quello reale che gli dice: traditore. Non sapendo fare altro che rispondere: non ti preoccupare, Tav non si farà.

A proposito, in questa specie di governo vintage, senza stoffa d’un tempo, con il recupero della cabina di regia e dei vice presidenti che decidono al posto del presidente del Consiglio, giacché, come Zalone antevide, “la prima Repubblica non si scorda mai”, ora c’è anche il (manco) segretario di partito che decide al posto di chi siede al governo? Ci stiamo muovendo ad alta velocità, verso il peggio del nostro passato.

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