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Per Matteo Salvini il (difficile) test della Tav con le imprese

Pil

Dalla Torino-Lione alla Torino-Roma. La battaglia per le infrastrutture inaugurata da Confindustria lo scorso 3 novembre con una gigantesca (e trasversale) mobilitazione nel capoluogo piemontese, propagatasi all’intero mondo produttivo italiano, sta per arrivare dritta al cuore del governo.

Domani mattina, ore 11, il vicepremier Matteo Salvini incontrerà al Viminale insieme al sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti, il fronte per il sì alla Tav. Dodici rappresentanze che superano abbondantemente il 60% del pil: dalle auto, alle costruzioni, al segmento dei macchinari, fino agli agricoltori.

L’azionista al 50% del governo si ritroverà di fronte molto più di una semplice pattuglia di imprenditori che chiedono di non rinunciare a un’opera in grado di irrorare linfa preziosa nei territori, attraverso l’indotto. Quello sorto a Torino è un movimento, quasi un partito del progresso, chiaramente lontano dalle logiche del governo gialloverde in materia di infrastrutture, soprattutto da quelle del Movimento cinque stelle.

Non è un caso che, oltre alla Tav e ai cantieri, gli imprenditori attesi al Viminale, portino in dote altre richieste specifiche per il governo: taglio del cuneo fiscale ma soprattutto un alleggerimento della tassazione sui salari di produttività, richieste finora disattese. Ma comunque logiche industriali che Salvini ora è chiamato a comprendere e fare sue.

E proprio qui potrebbe sorgere il problema per il leader della Lega. Il Movimento cinque stelle non è, o meglio non sembra, essere tarato su questi valori. Il coinquilino del Carroccio non può permettersi un’altro flop, dopo la resa sul Tap, che il Movimento voleva bloccare. Lo stesso ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, sta portando avanti una strategia di pressing sul governo francese affinché giochi di sponda con Roma nel prendersi una pausa di riflessione sull’opera.

Il che mette Salvini in una posizione scomoda. Da una parte l’onda d’urto della produttività italiana, che poi sarebbe anche il bacino dell’elettorato leghista, dall’altra i patti con l’alleato di governo che sulla Tav ha idee divergenti. Le imprese da parte loro, sono molto ottimiste sulla riuscita dell’incontro di domattina. Si spera di riuscire a strappare a Salvini un sì, che non sia solo di circostanza, ma un vero impegno dinnanzi a Luigi Di Maio.

Raggiunta da Formiche.net, il vicepresidente di Confindustria con delega all’internazionalizzazione, la piemontese Licia Mattioli, mostra tutto l’entusiasmo degli industriali per essere riusciti a portare la battaglia per la Tav a Roma. “Siamo molto contenti, per non dire soddisfatti. Abbiamo avuto la dimostrazione che è possibile dialogare e trovare canali di comunicazioni con l’esecutivo. Il quale domani dovrà convincersi di un principio. Lo sviluppo e il progresso, sono cose che passano attraverso l’interconnessione dell’Italia non solo con l’Europa, ma con il resto del mondo. E la Tav è una pedina essenziale di questa opera”.

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