Le aziende dei servizi pubblici puntano ad un futuro sostenibile attraverso la crescita infrastrutturale, l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo sostenibile. Lo sostiene Utilitalia, la Federazione che riunisce le aziende che si occupano di acqua, rifiuti ed energia, nel suo primo rapporto di sostenibilità, presentato nel corso dell’assemblea della Federazione. I dati contenuti nel rapporto parlano di un comparto industriale “finanziariamente sano”, in grado di generale investimenti per oltre 3 miliardi di euro e utili per oltre 1 miliardo e mezzo.
La ricchezza prodotta dalle utility viene reinvestita per circa la metà nel servizio idrico: per il 21% (665 milioni) nello sviluppo e nell’ammodernamento delle reti di distribuzione elettrica e gas, nei servizi ambientali (esempio gestione dei rifiuti) per 290 milioni e in ricerca e sviluppo per 81 milioni. “Questo report si inserisce nel nuovo quadro di politiche pubbliche seguite all’accordo di Parigi e alla sottoscrizione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile” ha ribadito Giovanni Valotti , presidente di Utilitalia, “per i gestori di acqua, energia e rifiuti si tratta di obiettivi naturalmente connessi con la propria attività e la mission d’impresa. Il futuro delle utility italiane deve guardare a efficienza e risparmio energetico e idrico, economia circolare, salvaguardia e riuso delle risorse, riduzioni delle emissioni inquinanti, biocarburanti, rinnovabili e reti intelligenti per servizi di pubblica utilità”.
L’analisi del rapporto ha censito 300 indicatori economico-finanziari e tecnici, entrando nello specifico per i comparti acqua, energia e rifiuti ed è stata effettuata su 127 aziende (tra cui Hera, A2A, Iren, Acea) che rappresentano quasi il 90% del settore. Alla base i 17 obiettivi sullo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, con le politiche messe in campo per la sostenibilità economica, sociale e ambientale, come per esempio l’impegno verso la de carbonizzazione, la mitigazione delle emissioni clima-alteranti, il contributo allo sviluppo dell’economia circolare, la lotta agli sprechi e la salvaguardia delle risorse idriche.
È infatti pari rispettivamente al 64% e all’80% la quota di energia elettrica e di calore prodotta da fonti rinnovabili e assimilate, corrispondenti a 22 milioni di tonnellate di CO2 evitate. Superiore al 96% la quota di campioni d’acqua potabile risultata conforme, distribuita attraverso una rete di 273 mila chilometri di lunghezza. Anche se, purtroppo, occorre registrare perdite di rete di oltre il 40%. Supera il 55% la raccolta differenziata dei rifiuti prodotti ed è di circa il 50% il recupero di materia, con oltre 3 milioni di abitanti serviti con la tariffa puntuale.
Obiettivo del report è di offrire un quadro della responsabilità economica, ambientale e sociale del comparto e misurare il valore aggiunto prodotto per lavoratori, clienti e territori. “Misurare le nostre performance – ha concluso Valotti – servirà a migliorare il sistema delle imprese associate, ad accrescere la nostra responsabilità, per contribuire con le nostre attività d’impresa alla sostenibilità e alla sopravvivenza del pianeta”.