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L’accordo sui migranti e il finto accordo nel governo Conte

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Quando ci sono le elezioni vincono tutti. In un modo o nell’altro, ogni partito o movimento trova una percentuale, una tendenza o un’area geografica in cui è andato bene. Che poi sia andato malissimo a livello nazionale non conta. È più o meno quello che è successo con la conclusione della vicenda dei 49 migranti a bordo di due navi Ong: dopo l’accordo tra alcuni Stati membri dell’Unione europea compresa l’Italia, raggiunto dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, quando incidentalmente il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, era all’estero, la focosa riunione notturna a Palazzo Chigi ha consentito a tutti di dire che non ci sono problemi. Loro per primi sanno che non è vero e qualunque cittadino minimamente informato ha capito che siamo all’apice della confusione e che d’ora in poi si navigherà (è il caso di dire) a vista. Vediamo i semplici fatti.

Le 49 persone sbarcate resteranno a Malta per l’identificazione e i passaggi burocratici necessari alla loro redistribuzione non saranno velocissimi. Prima che i 10 o 15 destinati all’Italia metteranno piede sul nostro territorio passerà dunque tempo e saranno accolti dalla Chiesa Valdese la cui disponibilità permette di dire a Salvini che comunque non costeranno un euro allo Stato.

Il titolare del Viminale ha preteso e ottenuto che Conte si attivi perché i Paesi europei che l’anno scorso avevano promesso di accogliere una parte dei migranti sbarcati in Italia a luglio e agosto mantengano la parola e per questo da Palazzo Chigi è stato chiesto un incontro al commissario Dimitri Avramopoulos. Solo se l’Europa si farà carico delle promesse, ha detto Salvini, “potranno esserci nuovi arrivi, altrimenti buonanotte”. Frase interessante perché all’apparenza contraddittoria rispetto al “no agli sbarchi” senza eccezioni, a meno che non si conti esclusivamente sull’accoglienza delle varie confessioni religiose presenti in Italia: ha infatti sottolineato che non dovranno comunque avere costi per lo Stato neanche in futuro. Ricordiamo che quelli accolti dalla Caritas l’anno scorso sono scomparsi: o diretti verso altre destinazioni europee o clandestini qui.

Salvini è furibondo perché ha vinto le elezioni sul tema dell’immigrazione e in queste ore ripete che sul tema “decido io” in quanto ministro dell’Interno. Il “risveglio” di Conte nelle ultime settimane ha invece riproposto un’altra lettura, quella dell’articolo 95 della Costituzione, in base alla quale il presidente del Consiglio “dirige la politica generale del governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico e amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri”. Naturalmente Luigi Di Maio lo sostiene e Salvini sta capendo a sue spese che non può decidere da solo.

Infine, dopo una notte agitata, resta altissimo lo scontro tra Salvini e il governo maltese che ha respinto le accuse di non aver rispettato gli accordi dell’anno scorso sull’accoglienza di 50 migranti sbarcati in Italia sostenendo di averne trattenuti altrettanti da un precedente sbarco. Il ministro ha risposto senza giri di parole: “Nessuna lezione da Malta, che per anni ha chiuso gli occhi e ha permesso che barchini e barconi si dirigessero verso l’Italia. La musica è cambiata, in Italia si arriva solo col permesso. Abbiamo già accolto anche troppo, che gli altri si sveglino #portichiusi!”.

Abbiamo visto che il concetto di porti chiusi comincia ad avere diverse eccezioni così com’è curioso che diversi commentatori rilevino che si trattava solo di poche decine di persone. Siamo di fronte a questioni di principio, politiche, ideologiche, non di possibilità materiale di accoglienza. Salvini non è abituato a essere un leone in gabbia, è un leone ferito e i tanti argomenti che il governo dovrà affrontare saranno altrettante battaglie. Sarebbe strano se la Lega non si “vendicasse” in qualche modo.

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