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L’accusa di Netanyahu al sistema giudiziario: cause politiche

panella

In una comunicazione alla stampa ieri sera, Netanyahu accusa il sistema giudiziario di voler intentare cause motivate da convinzioni politiche. Negli ultimi cinque anni Netanyahu e la moglie Sarah sono stati coinvolti in una serie di investigazioni e accuse di corruzione e di abuso della fiducia pubblica. Tra queste, l’accusa di aver influenzato la riforma delle telecomunicazioni, di aver sostenuto la proposta di legge che avrebbe colpito il quotidiano Yisrael Hayom in cambio di copertura mediatica favorevole, l’accusa di aver ricevuto “regali costosi” da magnati stranieri, e l’accusa di aver ricevuto favori in cambio di un certa influenza sull’ultima trattativa di acquisto di sottomarini di produzione tedesca. La moglie Sarah è stata coinvolta in uno scandalo dopo che la colf l’ha accusata di maltrattamenti, ed è sotto accusa per aver usato risorse destinate al mantenimento della residenza del primo ministro per una tenuta privata.

L’inizio è solenne, “il sistema giudiziario è il fondamento dello Stato di diritto” e con richiami biblici “ci sono giudici in Gerusalemme”; poi cambia tono. Nello stile che già ha sperimentato nelle piattaforme internazionali parlando di Iran e Libano, Netanyahu annuncia che renderà pubbliche notizie che ancora non sono note. Il premier avrebbe chiesto un confronto con i testimoni chiave dell’accusa sulle imputazioni a suo carico, senza esser mai riuscito ad averne uno. Secondo il sistema giuridico israeliano, chiunque sia investigato ha il diritto di chiedere un confronto con i testimoni dell’accusa, e tale diritto non può esser negato se non per gravi ragioni (come per esempio la sicurezza dei testimoni). Puntando il dito contro il sistema di giustizia, Netanyahu sostiene che le procedure a suo carico, in vista delle prossime elezioni, sono un colpo diretto allo Stato di diritto e alla democrazia israeliana: “Voglio un confronto diretto con tutti i testimoni la cui versione non corrisponde alla mia, cioè alla verità”. La pubblica accusa non avrebbe nemmeno interrogato testimoni in favore di Netanyahu, che sottolinea la sua innocenza da ogni accusa di corruzione.

“Cosa intendono quando parlano di corruzione? Soldi? Buste? Conti in banca? Isole in Grecia? Proprio no!”, continua il premier israeliano in un tono al contempo drammatico e ironico. Secondo una delle accuse, Netanyahu avrebbe operato per impedire la riforma del settore telecomunicazioni, che ha messo fine al monopolio di quella che rimane la più grande società di telecomunicazioni israeliana in cambio di una copertura mediatica favorevole. “Io? Copertura mediatica favorevole? Sono la figura pubblica più denigrata nella storia dello Stato… che assurdo!” dice Netanyahu. Nel discorso cita anche Yair Lapid, leader del partito Yesh Atid, che accusa di aver incontrato uno degli imprenditori più importanti nel campo dei media per avanzare una proposta di legge che avrebbe dovuto colpire il quotidiano a circolazione gratuita Yisrael Hayom.

Dopo aver rivolto accuse agli avversari e al sistema giudiziario, con un tono più pacato si rivolge al pubblico: “Cittadini di Israele!” e accusa la sinistra di voler far cadere il governo della destra per via giudiziaria. Alla fine, Netanyahu ne fa una questione politica: “Avrei potuto metter fine a questa spedizione di caccia contro di me e contro la mia famiglia che va avanti da anni, se avessi deciso per un ritiro alle linee del ’67 e per la divisione di Gerusalemme e per la rinuncia alla sicurezza di Israele”. Cioè, se avesse fatto quello che vorrebbe la sinistra, non ci sarebbero cause, secondo Netanyahu. “Ma io non lo farò!”.

Alcuni minuti dopo le dichiarazioni di Netanyahu, il profilo Instagram del premier pubblica la frase “corruzione senza soldi è come… una frittata senza uova”, che ha scatenato una serie di reazioni che rafforzano il senso del ridicolo e l’ironica risposta alle accuse. La mossa sulle piattaforme digitali è stata fortemente criticata da Hagar Bohbut su YNet, che sottolinea anche come la politica si esprima sempre più sulle reti sociali e le sue piattaforme, su cui si svolgono le battaglie e i giochi della politica con nuove regole.

C’è chi è stanco di Netanyahu solo per ciò che rappresenta, cioè un astuto politico di successo che è rimasto alla guida di un partito e del Paese per moltissimi anni. C’è chi vuole un cambiamento per via delle coalizioni che Netanyahu rimescola per mantenere i governi. C’è chi vuole mandar a casa Netanyahu solo perché è di destra. Nonostante gli scandali, le accuse e i processi, nonostante le ambiguità e le inversioni di marcia su diverse questioni sociali, rimane uno statista cui il pubblico israeliano si affida perché dà la sensazione di essere esperto, affidabile, abile e capace di mantenere una certa stabilità. Non manca Netanyahu di mandare un messaggio all’elettorato nelle sue ultime frasi, che paiono voler dire: “Io sono di destra!” soprattutto alla luce della campagna di Bennett e Shaked che vogliono definirsi come gli unici veri politici di destra.



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