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Aquisgrana, perché il contratto francotedesco serve all’Ue. L’opinione di Tabacci

Il contratto di Aquisgrana siglato, pur con quache fischio, tra Emmanuel Macron e Angela Merkel non è la campana a morto per l’Europa. Ne è certo il deputato Bruno Tabacci, presidente del Centro Democratico, che affida a Formiche.net il suo ragionamento europeista in vista del doppio impegno di primavera, quando Francia e Germania si troveranno a guidare, in due mesi consecutivi, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Il parlamentare del gruppo misto, alleato del movimento +Europa di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova, scompone i temi che hanno dato fiato all’antieuropeismo e porta l’esempio dell’approccio politico e personale di De Gasperi negli anni della ricostruzione post secondo conflitto mondiale, “un modello contro l’italopopulismo di Lega e M5s”.

Il contratto di Aquisgrana è una campana a morto per l’Ue?

Niente affatto, è un passo necessario anche se ho letto che è stato accompagnato da qualche fischio. Non c’è dubbio che l’Europa sia una condizione minima di necessità nella nuova geopolitica mondiale. Pensare di tornare agli stati nazionali, con tutti i singoli particolarismi, è anacronistico.

Negli ultimi vent’anni cosa è cambiato?

Il clima da parte di super potenze come Usa e Russia, ma intendo la Russia di Gorbaciov che, uscendo dal regime sovietico, guardava all’Europa come ad una nuova speranza. Anche Washington osservava in modo positivo l’Ue. Oggi sia la politica di Trump che quella di Putin hanno puntato su un indebolimento oggettivo del Vecchio continente: ragione in più per reggere l’urto di questa fase storica e rilanciare l’Europa.

Il corto circuito della Brexit come si intreccia con Aquisgrana?

Intanto credo che dovrebbe averci insegnato qualcosa, o davvero nessuno pensa che ciò che stanno attraversando gli inglesi non sia una fonte di grande preoccupazione? Ricordiamo che la democrazia inglese è sempre stata vista con rispetto oltre che con gli occhi dell’emulazione, ma si sono infilati in un vicolo cieco.

Secondo lei perché?

Perché la possibilità di un singolo Paese di stare da solo in un contesto geo-economico mutato è del tutto velleitaria. I 500 milioni di cittadini europei sono una percentuale che un tempo era consistente anche sul piano numerico, quando la popolazione mondiale ammontava a 3 miliardi di persone. Oggi da quel 15% siamo scesi al 7%. Non fa venire in mente nulla questo dato? Cito anche l’età media europea, di molto superiore ai 20 anni africani. Si tratta di una serie di elementi che devono farci immaginare l’Europa come una vera necessità per i Paesi e per i popoli che ne fanno parte. E per tre ragioni fondamentali.

Quali?

Sono quasi 80 anni che non vi sono guerre qui in Europa: per caso qualcuno ne ha nostalgia? C’è un mercato comune che ha accompagnato un processo di sviluppo che non ha precedenti non solo nella storia europea, ma evidentemente anche in quella dei singoli Paesi, perché ha fatto saltare le barriere che impedivano la libera circolazione di persone e merci. Infine ha portato a grandi conquiste del welfare e dello stato sociale, come i diritti universali su sanità e istruzione. Due temi che neppure grandi Paesi come Cina e Usa sono riusciti ad introdurre. Un suicidio voler buttare tutto via.

Secondo l’ambasciatore Nelli Feroci il contratto porterà novità su politica estera, sicurezza e difesa. Davvero tutto rose e fiori?

I difetti ci sono, intendiamoci, nessuno li nega. Ma si affrontano nel merito, magari superando il modello intergovernativo, non spaccando tutto come Lega e M5s vogliono fare. Ovvero partendo dai 19 Paesi che hanno in tasca la stessa moneta, e spingendo per una deriva federalista: solo in questo modo si potrebbe rilanciare l’Ue, dandole una maggiore forza.

Germania e Francia trarranno beneficio da questo accordo, oppure assisteranno passivamente a fattori straordinari come i motori diesel o i gilet gialli?

Non dobbiamo dimenticare le fasi interne che attraversano. Merkel è alla fine del suo ciclo ma non della sua pulsione europeista. Anzi, credo che se smetterà di fare il Cancelliere potrà comunque essere utile nel rilancio della costruzione europea. Macron al momento della sua elezione fece precedere la Marsigliese dall’Inno alla gioia: oggi sia coerente con quell’impostazione. Se dovesse essere troppo condizionato dalle pulsioni nazionaliste, allora sarebbe una sconfitta anche per lui.

Il contratto di Aquisgrana darà impulsi all’Ue o ne acuirà il disagio?

Credo che sarà un passo che ci costringerà a guardare al futuro con più speranza di quanta ne abbiamo avuto fino ad oggi.

In questo senso lo scontro diplomatico tra Roma e Parigi come può essere pesato?

Le posizioni di Di Maio sono state giustamente sbertucciate perché quella moneta viene fatta circolare in un rapporto fisso con l’euro. Ognuno può avere evidentemente le proprie antipatie, ma qui stiamo parlando di politica estera di un Paese come l’Italia, che non può permettersi di cercare nemici in questo modo. Credo invece sia stato fatto ad uso interno, volendo mostrare una muscolatura che in realtà non c’è, perché più che giganti mi sembrano pigmei. Piuttosto che essere debitori di parole, facciano gli statisti come Alcide De Gasperi a Parigi, in occasione della Conferenza di Pace negli anni della ricostruzione post conflitto mondiale quando, senza essere armato di arroganza, usò la serietà e la responsabilità nei confronti dei partner internazionali. Quello sia il modello contro l’italopopulismo di Lega e M5s.

twitter@FDepalo

 

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