In Italia si chiamano Mps e Carige. In Germania ci sono due casi bancari piuttosto delicati. Anzi tre. Deutsche Bank, primo istituto tedesco che sta scontando anni di perdite in bilancio, Commerzbank, seconda banca teutonica e Nord Landesbank, istituto profondamente legato ai territori. Tutte e tre non godono di ottima salute e per questo Berlino sta cercando soluzioni di mercato per mettere in sicurezza parte del sistema bancario tedesco. Che, giova ricordarlo, paga la presenza di svariati miliardi di derivati nei bilanci bancari. Forse anche per questo dal 2008 al 2017 il governo tedesco ha speso la bellezza di 22 miliardi tra salvataggi e ricapitalizzazioni (Commerzbak inclusa, alla quale sono riconducibili 14,6 miliardi di aiuti. Lo Stato italiano, tanto per fare un raffronto, ne ha spesi 5,4 per Mps).
Più nel dettaglio, il primo faldone sulle banche riguarda la possibile fusione tra Commerzbank e Deutsche Bank (qui un articolo di Formiche.net che ne dava conto qualche settimana fa). Un’operazione più volte messa in cantiere e per un motivo molto semplice: proteggere Deutsche Bank da possibili scalate ad opera dei grandi fondi sovrani arabi, che ne sono già azionisti. La famiglia reale del Qatar Al Thani, ha più volte paventato l’ipotesi di portare la sua partecipazione in Deutsche Bank dal 6,1 al 10%. E questo grazie allo stock di contratti derivati che popolano da anni i bilanci della banca e che permettono al titolare di ricavare azioni dirette. Di più. Ai capitali privati della famiglia Al Thani si potrebbe aggiungere anche un altro investimento, quello dell’Autorità per gli investimenti del Qatar (Qia), il fondo sovrano del paese del Golfo Persico, dotato di una potenza di fuoco non indifferente.
Lo schema Deutsche Bank-Commerzbank potrebbe presto concretizzarsi e oggi è tornato in auge, anche se dalla maggiore banca tedesca trapela una certa freddezza sull’operazione di m&a. Secondo Bloomberg, la fusione tra le due banche verrà esaminata se la prima non riuscirà a rimettersi in piedi centrando i suoi obiettivi di ristrutturazione entro la metà del 2019. In questo caso, hanno continuato le indiscrezioni, l’unica via percorribile per l’istituto di Sewing potrebbe risultare quella del matrimonio con altro soggetto di credito nazionale. L’aggregazione avverrebbe comunque grazie all’intermediazione, per non dire regia, dello stesso governo tedesco. A rafforzare tale scenario ci sono anche le dichiarazioni del ministro delle Finanze Olaf Scholz che si è espresso a favore di banche forti in Germania. L’entourage di Scholtz, inoltre, ha avuto diversi incontri con i manager di Deutsche Bank, Commerzbank e dei principali azionisti.
L’altra partita tutta tedesca è Nord Landsbank, banca uscita decisamente male dagli stress test dell’Eba, l’agenzia bancaria europea. Qui le sirene arrivano dagli Stati Uniti con i fondi americani Cerberus e Centerbridge,che hanno presentato un’offerta congiunta per detenere il 49,8% della Landesbank. L’obiettivo sarebbe quello di investire insieme 600 milioni di euro. A questo punto il land della Bassa Sassonia, che con poco meno del 60% è il maggior azionista, si trova di fronte a una vera alternativa. Tenendo conto della situazione patrimoniale della banca regionale, in crisi a causa degli npl derivanti dal settore nautico, l’istituto di credito ha avviato una procedura di gara, che ha visto nel finale la Sparkassen-Finanzgruppe (l’associazione che raggruppa le casse di risparmio) mobilitarsi per aiutare la quarta Landesbank del Paese.