No, non è il governo gialloverde l’obiettivo di Silvio Berlusconi, che ha annunciato la sua candidatura alle prossime europee di maggio. Bensì il centrodestra, i cui destini sono sempre più vicini ad essere intrecciati all’opa lanciata da Matteo Salvini: e per questo l’ex premier tenta un argine contro gli eredi di Bossi.
Ne è convinto l’ex ministro della Difesa Mario Mauro, già vicepresidente del Parlamento Europeo proprio in quota Forza Italia e attualmente presidente dei Popolari per l’Italia, che affida a Formiche.net la sua lettura della mossa arcoriana, nella consapevolezza che la chiusura di un ciclo, politico e sociale, è ormai alle porte.
Berlusconi candidato alle europee per fermare il governo: che ne pensa?
Più che speculare o strumentalizzare la notizia, credo che con serenità vada fatta un’analisi a freddo degli effetti che questa candidatura produrrà. Il primo è quello oggettivo, più rilevante ed evidente: nonostante i vari tentativi passati, Forza Italia non è riuscita a produrre alcuna eredità per Berlusconi. Ecco il fattore che più condizionerà il risultato del partito. Inoltre questa sua performances di generosità e di combattività fa capire il vero obiettivo del leader stesso.
Il governo?
No, Matteo Salvini.
Per quali ragioni?
Berlusconi resta in campo perché il centrodestra non si trasferisca al 100% sotto l’egida del leader leghista. Se all’indomani del risultato europeo Salvini si assicurasse l’egemonia dei gruppi parlamentari, quindi anche di quella parte di eletti che oggi fanno nominalmente capo a Fi pur essendo stati eletti in collegi di centrodestra, ciò rappresenterebbe inevitabilmente il tramonto di Fi in modo definitivo.
Le percentuali di Fi non incoraggiano: allora una battaglia già persa?
Berlusconi evidentemente pensa di costruire questa prova di forza con l’intento di salvaguardare dei numeri, che tutelino il permanere del suo progetto politico. Invece sono molto scettico rispetto all’idea che questa battaglia serva ad uno scenario di carattere europeo e globale, due piani da cui il cavaliere è fuori da sempre.
Vede i sovranisti d’Europa in discesa, con la possibilità di incidere sulla nuova Commissione?
Lo scenario europeo è molto più complesso. Anche sommando tutte le forze nazionaliste, un ipotetico grande gruppo sovranista non raggiungerebbe il 17% al Parlamento europeo. I socialisti del Pse sembrano essere al 18%, ma questi numeri potrebbero essere ovviamente ribaltati dalle urne. Credo che il vero obiettivo dei sovranisti sia diventare il secondo gruppo al Parlamento europeo: se ci riuscissero, comunque il pallino resterebbe saldo nelle mani dei Popolari.
Quindi a che prospettive si andrebbe incontro?
Vedo due ipotesi. La prima: estendere l’alleanza che oggi il Ppe ha con il Pse anche a Liberali e Verdi, varando una sorta di grande centro europeo che sarebbe in continuità ideale con la Grande Coalizione ottenuta sino ad oggi. Oppure percorrere uno schema di tipo austriaco, che ha manifestato la propria tentazione anche nell’alleanza andata in scena in Andalusia con i Popolari affiancati dai fuoriusciti di destra che hanno dato vita al gruppo Vox, inaugurando quindi una stagione di centrodestra con una caratterizzazione inedita. Quest’utimo scenario mi sembra il più complesso, perché anche se il Ppe eleggesse un uomo della Csu bavarese in Commissione, comunque lo stesso Weber si sta muovendo nella conferma delle recenti alleanze. Penso però che il problema si presenterà, di tipo politico, nell’altro schema.
Nel campo della sinistra europea?
Sì, ma anche sul piano dei numeri di Macron che da un lato potrebbero incidere sul gruppo dei Liberali e dall’altro, se rovinosi, trascinare con sé l’ipotesi appena accennata di questo grande centrosinistra europeo. Ma attenzione ad un altro degli scenari possibili: ovvero un parlamento europeo ingovernabile, con l’assenza di una maggioranza chiara in grado di votare la Commissione europea.
E in quel caso il Cav cosa farebbe?
Beh, all’interno di questa ipotesi qualcuno potrebbe aver fatto balenare a Berlusconi l’idea che un uomo della sua personalità possa ritrovare una centralità nello scenario europeo. Una considerazione che, per quanto ipoteticamente auspicabile, fa a pugni con la realtà. E negli aspetti della realtà che contano vi sono anche gli 83 anni del leader.
twitter@FDepalo