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I retroscena dietro l’ascesa di Bolsonaro in Brasile

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L’impeachment votato dal Parlamento brasiliano nel 2016 nei confronti dell’ex presidente Dilma Rousseff è stato un vero e proprio colpo di Stato e la prima delle molte contingenze che hanno spianato la strada all’elezione di Jair Bolsonaro. Questa è la chiave di lettura dell’attualità politica brasiliana fornita da Vania Siciliano Aieta, professoressa della Univesidade Estadual do Rio de Janeiro, nel corso dell’Executive Lunch Seminar dal titolo “Il Brasile di Bolsonaro. Problemi e prospettive”, organizzato dall’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza.

UN PAESE DIVISO

L’incontro è stato aperto dalle parole del magnifico rettore dell’Unitelma Sapienza, il professore Antonello Folco Biagini. Il rettore ha tenuto a sottolineare l’impatto sortito sull’opinione pubblica dall’elezione di Bolsonaro. Un responso elettorale inimmaginabile nei mesi immediatamente susseguenti alla caduta di Dilma Rousseff, ma che ha avuto l’effetto di dividere il Paese tra chi entusiasticamente intravede la possibilità di cambiamenti rivoluzionari nella struttura sociale del Brasile e chi, invece, teme un sovvertimento del sistema democratico e la cancellazione di diritti civili faticosamente acquisiti negli ultimi decenni.

LE PREOCCUPAZIONI INTERNAZIONALI

Un accento sulle preoccupazioni espresse da parte dell’opinione pubblica internazionale per il futuro del Brasile è stato posto anche da Tommaso Edoardo Frosini, professore ordinario dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Secondo il professore, l’ascesa di un personaggio politico come Bolsonaro, considerato da molti come un populista sui generis, desta forti preoccupazioni a livello mondiale per il possibile ingenerarsi di una deriva autoritaria. L’intervento dell’esercito per reprimere la recente ondata di attacchi da parte della criminalità organizzata nello Stato del Cearà, e specialmente a Fortaleza, potrebbe inoltre essere considerato come un campanello di allarme per la stabilità del Paese sudamericano.

L’IMPEACHMENT CONTRO DILMA ROUSSEFF È STATO UN GOLPE?

Ma com’è riuscito un outsider come Bolsonaro a conquistare la più alta carica di un Paese storicamente dominato da lobby economiche ben attente alla conservazione della struttura sociale del Paese? Secondo la professoressa Aieta, tutto ha avuto inizio con l’impeachment decretato dal Parlamento brasiliano nel 2016 nei confronti di Dilma Rousseff. Una procedura portata avanti con “inferenze probatorie non sistemiche” e dunque senza un appoggio giuridico, configurando perciò, secondo Aieta, un vero e proprio golpe del Parlamento nei confronti dell’ex presidente. Tuttavia, come sottolineato da Pier Luigi Petrillo, professore ordinario presso la Unitelma Sapienza, la questione è ancora ampiamente oggetto di dibattito tra costituzionalisti, poiché le norme previste in Brasile per la procedura di impeachment lasciano ampio spazio per interpretazioni divergenti.

I SOSTENITORI DI BOLSONARO

L’ascesa di Bolsonaro, a giudizio di Aieta, sarebbe stata sostenuta da diversi gruppi di potere: l’esercito; le grandi chiese evangeliche pentecostali e neopentecostali, caratterizzate da una visione cristiana fondamentalista della società e della famiglia; alcune lobby del settore agroalimentare, interessate a sfruttare le terre degli indigeni dell’Amazzonia; e alcuni settori della magistratura. In particolare, parte della magistratura dello Stato del Paranà, che è stata denominata “Repubblica de Curitiba”, è considerata da Aieta come un fattore-chiave per l’elezione di Bolsonaro. Questi giudici, interpretando ideologicamente le norme, si sarebbero infatti resi portavoce di una campagna di criminalizzazione della classe politica.

IL RUOLO DI MORO

Proprio il più noto esponente di questa corrente, l’attuale ministro della Giustizia Sergio Moro, è stato il giudice che, nel 2017, ha condannato l’ex presidente Lula a nove anni e sei mesi di prigione, creando un vuoto politico che Bolsonaro è stato abilissimo a sfruttare. Sebbene la condanna di Lula sia stata poi confermata in secondo grado, la scelta di affidare il ministero della Giustizia a Moro ha sollevato comprensibili sospetti e accuse di conflitto di interessi da parte dell’opinione pubblica brasiliana.

LE OMBRE SULLA DEMOCRAZIA BRASILIANA

La dialettica violenta utilizzata da Bolsonaro nei confronti degli avversari politici e della stampa, così come il frequente utilizzo di espressioni misogine, omofobe e razziste e l’ampio ricorso a vere e proprie fake news da parte del neopresidente completano il quadro tracciato da Aieta. Ciò che risulta dalle parole della professoressa brasiliana, è che l’elezione di Bolsonaro non sia solo un esempio paradigmatico del potenziale sotteso a uno scaltro e spregiudicato utilizzo dei nuovi media e della dialettica populista, ma soprattutto il frutto della radicalizzazione del dibattito politico da una parte, e dello scontro istituzionale tra potere giudiziario e legislativo dall’altra. Un’interpretazione che non può non gettare ombre sulla maturità e solidità del sistema democratico brasiliano.

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