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Brexit, perché la May deve prendere tempo per evitare il no deal. Report Allianz

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Sulla Brexit è nebbia fitta. A cominciare dal probabile rischio di un no deal, l’uscita senza accordo con l’Unione (qui l’articolo di ieri con le valutazioni di Confindustria). Anche la Germania sembra preoccupata dalle vicende inglesi, tanto che Allianz, primo gruppo assicurativo in Europa, ha redatto un report in cui prospetta l’evolversi della situazione nelle prossime settimane.

“Si prospettano ora un paio di settimane incerte. In risposta al voto, il leader dell’opposizione, Jeremy Corbyn ha presentato una mozione di sfiducia, aprendo potenzialmente l’ipotesi di elezioni anticipate. A nostro avviso è improbabile che questa mozione abbia successo”, spiegano gli esperti di Allianz.

Secondo l’emendamento presentato dal deputato conservatore Dominic Grieve, Theresa May ha tempo fino al 21 gennaio per tornare in parlamento con un piano B in grado di scongiurare il no deal. “La gravità della sconfitta della May sottolinea ancora una volta il profondo divario tra i parlamentari e suggerisce che raggiungere una maggioranza per un accordo in una possibile seconda votazione sarà molto difficile, a meno che non ci siano concessioni concrete da parte dell’Ue o cambiamenti nella posizione del governo”. L’ipotesi di una frattura non ricomponibile tra Londra e Bruxelles è dunque concreta. Con tutti i rischi, commerciali e finanziari, del caso, visto che senza una base comune su tariffe e prezzo dei beni, il Regno Unito diventerà a tutti gli effetti uno Stato straniero.

Secondo Allianz l’Europa avrebbe esaurito lo spazio di manovra per un accordo. “Realisticamente, c’è poco margine per concessioni sostanziali da parte dell’Ue, ad eccezione di superficiali ritocchi alla dichiarazione non giuridicamente vincolante sulla futura partnership. Ad esempio, l’Europa potrebbe presentare ulteriori chiarimenti non vincolanti su come gestire il sistema doganale con l’Irlanda entro un determinato periodo di tempo”.

Nel frattempo, le lancette dell’orologio Brexit si muovono veloci. Mancano poco più di 70 giorni alla data prevista per l’uscita del Regno Unito dall’Ue ma è chiaro come la palla sia ormai solo ed esclusivamente nelle mani del governo inglese. La sconfitta alla Camera dei Comuni subita da May “potrebbe darle l’opportunità di cambiare marcia, aprendo le porte a un confronto tra i partiti in vista di un secondo voto parlamentare. Allo stesso modo, la probabile sconfitta della mozione di sfiducia dell’onorevole Corbyn potrebbe indurla a prendere una nuova posizione. Se spingerà o meno per un secondo referendum, rimane un’incognita”.

I tedeschi non hanno dubbi: “In questo contesto, riteniamo che un’estensione della scadenza del 29 marzo sia lo scenario più probabile. La questione principale è su quali basi l’Ue accetti questa dilazione. Guardando al futuro l’incertezza persiste. Anche se venisse evitato uno scenario catastrofico, l’incertezza persisterebbe, dato che qualsiasi accordo di ritiro si limiterebbe a definire il contesto per i futuri rapporti commerciali. Pertanto, gli investitori e le aziende devono prepararsi a una vasta gamma di scenari”.

Una cosa è certa, deal o no deal l’impatto della Brexit “sarà disomogeneo. Qualunque sarà l’esito finale sembra inevitabile un aumento delle frizioni nei rapporti commerciali con l’Europa. Ciò influenzerà in modo diverso gli Stati membri dell’Ue, il Regno Unito e i suoi vari settori”. Per la Gran Bretagna, il tempo e una politica commerciale attiva saranno necessari per attenuare alcune perdite legate alle maggiori restrizioni negli scambi dell’Ue, anche se potrebbero non riuscire a compensarle completamente.

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