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Perché Carige deve convolare a nozze. Parla Messori

Bisogna andarci piano con le banche. Il rischio è di fare una certa confusione e non capire bene il presente, né tanto meno il futuro. Il governo, è vero, si è mosso sulla banca genovese in crisi patrimoniale dopo lo sfumato aumento pre-natalizio (400 milioni) con un decreto approvato nella serata di ieri (qui l’articolo odierno con tutti i dettagli). Ma a parlare di salvataggio vero e proprio si rischia di commettere qualche errore di valutazione. Davvero il governo ha salvato Carige? E la paventata ricapitalizzazione precauzionale è solo una suggestione o una seria possibilità? Marcello Messori, docente di economia alla Luiss, dà una lettura in controluce della vicenda Carige, fornendo anche una (probabile?), soluzione industriale ai guai della banca ligure.

Messori, il governo ieri sera è intervenuto su Carige. Che ne pensa?

Diciamo una cosa. La concessione di garanzie sull’emissione di obbligazioni, con relative coperture sui finanziamenti concessi, ricalca un tipo di schema che già abbiamo visto con i governi precedenti. Sono misure che vanno necessariamente concordate con la vigilanza europea. Detto questo il governo ha fatto la sua scelta, ma deve essere chiara una cosa. Il decreto in questione non può certamente circoscrivere la sua azione a Carige ma deve valere per tutte le banche italiane. Altrimenti si crea una distorsione del mercato. Io comunque, e glielo dico francamente, avrei privilegiato un’altra strada.

Quale?  

Quella delle aggregazioni. Per esempio istituendo uno schema di incentivi fiscali, ma non solo, alle fusioni. Il problema di Carige è che manca un partner e questa sarebbe una soluzione di libero mercato. Se il governo non mette a punto un sistema di incentivi per le aggregazioni bancarie, interventi precoci sulle crisi bancarie potrebbero non bastare a impedire una risoluzione. E noi sappiamo che le regole Ue sono precise in questo.

Insomma, lo Stato ha salvato Carige o no?

Al momento ha creato una rete di protezione, ma non è un vero salvataggio. E poi non è questo il punto. Il punto non è capire se lo Stato debba salvare Carige alla fine oppure no, ma evitare che la banca possa finire in risoluzione. Per questo la soluzione ottimale sarebbe una fusione.

Scusi ma chi si comprerebbe una banca a corto di patrimonio?

Giusta osservazione. Infatti occorrerebbe capire in prima battuta se è possibile realizzare un’aggregazione senza aumento preventivo. Perché se così non fosse, ci sarebbe un soggetto aggregante che si prende un soggetto più debole, bisognerebbe fare delle valutazioni. E comunque è certo che in caso di aumento ci sarebbe una diluizione dell’attuale azionariato.

Qualcuno dice che su Carige è stato fatto lo stesso che su Mps…

Non è così, sono due questioni diverse. Punto primo in Mps c’era una situazione di rischio sistemico sul mercato, un suo fallimento avrebbe creato del disordine. Si era già nel secondo pilastro dell’unione bancaria, con Carige siamo nel primo. Insomma, la situazione di Mps era grave, così come quella delle popolari venete, anche se lì abbiamo assistito a una risoluzione coatta. Carige non è in queste condizioni. Monte dei Paschi è stata ricapitalizzata dallo Stato, Carige no, per questo è fuorviante parlare di salvataggio. E poi c’è un’altra considerazione. Mps era il terzo gruppo bancario in Italia, Carige il decimo. Non è la stessa cosa.

Messori, secondo lei la vigilanza europea avrà qualcosa da recriminare?

Credo che sicuramente si pronuncerà (poco fa la Bce si è detta disponibile a un dialogo con il governo italiano, ma nel rispetto delle regole Ue in materia di banche, ndr). Più che altro vorrà capire se c’è continuità con i precedenti interventi sul settore bancario da parte dei passati governi. La strada caldeggiata dall’Europa, prima di far scattare il meccanismo della risoluzione con le regole del bail-in, è comunque quella dell’aggregazione e di questo bisognerà tenerne conto.

E lei lo spera…

Assolutamente sì. Lo ripeto, è la via migliore ma serve una spinta in questo senso da parte del governo.

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