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Su Carige l’ipotesi Mps che piace al M5S. Il commento di Gianni Girotto

Lo Stato dentro Carige? Difficile, anche se un modo ci sarebbe ma non è detto che basti a convincere l’Europa. La carta da giocare per il governo gialloverde potrebbe essere Mps, di cui il Tesoro è socio di maggioranza al 68% da tre anni. D’altronde si è molto discusso in questi giorni (qui l’intervista di ieri all’ex ministro Giorgio La Malfa), di un possibile intervento del governo per far finire Carige tra le braccia di Rocca Salimbeni, dando vita a una vera e propria aggregazione.

Una suggestione che piace alla Lega e al Movimento Cinque Stelle, con la prima addirittura propensa, in un primo momento, a mettere denaro fresco in Carige, senza passare per Siena. La soluzione caldeggiata dal governo non è tuttavia priva di ostacoli. Il via libera di Bruxelles all’ingresso del Mef in Mps è stato infatti qualcosa di sofferto e certamente non concesso gratis dalla Commissione europea. Tra le contropartite c’era per esempio l’impegno da parte dell’azionista pubblico a non procedere con operazioni di aggregazioni o fusioni di sorta. Siena insomma, non può convolare a nozze con nessuno.

Eppure nella testa del governo, l’ipotesi Mps rimane privilegiata. Formiche.net ha raccolto il parere di Gianni Girotto, presidente della commissione Industria del Senato in quota grillina. Il senatore ha dettato una linea che è più o meno questa: soldi pubblici dentro Carige non se ne possono mettere ma ricorrendo allo schema Mps si potrebbe fare, tenendo ben presente tutte le incognite del caso e poc’anzi menzionate.

“Partiamo dal presupposto che Carige vive una situazione piuttosto delicata ad oggi. Detto questo, la Bce vieta esplicitamente il salvataggio con denaro pubblico, dunque nessun euro dei contribuenti può finire nel capitale di Carige, chiaro? Allora si potrebbe pensare di mascherare il tutto con Monte dei Paschi, di cui lo Stato come sappiamo è il socio di controllo. Questa potrebbe essere una strada ma è tutta da verificare perché ci potrebbero essere dei nodi al livello di vigilanza bancaria”.

Insomma, un intervento sotto la regia statale ma mascherato da intervento di mercato. “Ci potrebbe essere anche Unicredit, dunque una soluzione privata al 100%, ma bisogna anche qui fare delle verifiche. Per quello che ne so io ha detto di no. Bisogna ribadire un concetto: almeno da un punto di vista formale non può essere lo Stato a salvare Carige, dovrebbe farlo il mercato a farlo. Poi se lo fa una banca controllata dallo Stato se ne può parlare, ovvero discutere con Bruxelles”.

Il senatore spende poi qualche parola sulle responsabilità dei vertici di Carige. “Forse non si sarebbe dovuto permettere di lasciare libero il titolo in Borsa per tutto questo tempo, con tutti i danni ai quali abbiamo assistito. E, forse, Carige andava commissariata prima. Ma ora bisogna pensare al futuro”.

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