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Perché dietro la crescita della Cina c’è lo spettro dei subprime

Si scrive subprime, si legge Stati Uniti. E Cina? Era il 2007 quando la prima economia mondiale scoprì il potenziale distruttivo del credito concesso a pioggia. Soldi prestati dalle banche a chi non aveva le possibilità di restituirli. Le conseguenze sono ben note, da Lehman Brothers, simbolo della crisi americana e po globale, fino a Mps, passando per le popolari venete. Non è chiaro se la lezione sia stata imparata, forse c’è ancora qualche rischio da correre. Magari in Cina, dove qualche problema sul credito c’è. Più precisamente una bomba pronta a esplodere.

Il 2019 cinese si è aperto con record: quello della più grande immissione di liquidità nel sistema bancario operata in un solo giorno, da parte della People bank of China (Pboc, qui l’articolo di Formiche.net con tutti i dettagli). Oltre 570 miliardi di yuan in un colpo solo da iniettare negli istituti per essere girati a loro volta all’economia reale, sotto forma di prestito bancario. E proprio qui sta il problema. Quando si prestano troppi soldi a un’economia che proprio due giorni fa ha annunciato una crescita del Pil ai minimi dal 1990, il rischio c’è.

Nel Paese della grande Grande Muraglia a dicembre il finanziamento aggregato alle imprese da parte di tutti gli istituti ha superato i 235 miliardi di dollari, compreso naturalmente quello erogato dalla Pboc. Le sole banche cinesi hanno toccato il record di 16 trilioni di yuan (2,4 trilioni di dollari) in nuovi prestiti lo scorso anno e questo perché il governo di Pechino ha spinto gli istituti di credito a finanziare le società a corto di denaro per sostenere il rallentamento dell’economia, che poi è stato certificato ugualmente.

Numeri a cui si aggiunge, come prima conseguenza dello tsunami di prestiti, quello del debito emesso da imprese private, aumentato del 70% su base annua da novembre a dicembre dello scorso anno. Più nel dettaglio, i prestiti bancari sono aumentati del 13,5% rispetto allo scorso anno e sono aumentati del 28% in due anni: tutti numeri che indicano come in Cina c’è una sete di consumi che ha portato ad una crescita rapidissima del credito al consumo, attraverso una miriade di piccoli prestiti.

Ora, se Pechino afferma di avere la situazione sotto controllo, la realtà è che nel 2019 deve affrontare una bomba a orologeria sul credito. In parte qualche segnale si è già visto lo scorso anno quando, come ha segnalato il Financial Times, c’è stata un’impennata dei default tra le aziende private con un ammontare di obbligazioni sottoscritte dal mercato e non onorate pari a 151 miliardi di yuan pari a circa 22,3 miliardi di dollari. Insomma, in questo contesto lo spettro è quello di un’ondata di insolvenze. Di qui una conclusione: dietro la grande avanzata della Cina (il cui Pil è raddoppiato in 10 anni) c’è la benzina del debito, soprattutto quello delle aziende.

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