Un Qe su scala cinese. Anche Pechino decide di armare e sparare il suo bazooka, alias Quantitative easing, espressione simpatica coniata qui in Europa per identificare gli interventi della Bce a sostegno dell’economia reale: acquisto di titoli pubblici in cambio di denaro fresco da iniettare nelle banche, cha a loro volta lo girano alle imprese.
Questa mattina la banca centrale cinese ha annunciato un’iniezione di liquidità del valore complessivo di 570 miliardi di yuan (73,82 miliardi di euro). Si tratta della più grande operazione di Qe mai realizzata attraverso meccanismi di rifinanziamento a breve termine in un giorno solo. La People bank of China (Pboc) ha motivato la scelta con l’obiettivo di mantenere una liquidità “ragionevolmente ampia” nel sistema bancario cinese. Nel dettaglio, la banca centrale ha iniettato 350 miliardi di yuan (45,33 miliardi di euro) attraverso meccanismi di rifinanziamento a breve termine (sette giorni) e altri 220 miliardi di yuan (28,49 miliardi di euro) attraverso meccanismi di rifinanziamento a 28 giorni.
Nella nota di accompagnamento (qui il documento) alla mossa di politica monetaria decisa oggi, la Pboc ha spiegato che “la liquidità complessiva del sistema bancario sta scendendo rapidamente”. La scelta di iniettare denaro nelle banche del Dragone è legata anche al periodo di festività del capodanno lunare, il mese prossimo, quando tradizionalmente aumenta la richiesta di liquidità.
Nei primi giorni dell’anno, la banca centrale cinese aveva anche annunciato il taglio dell’1% dei requisiti di riserva obbligatori delle banche, liberando in due tranche, la prima entrata in vigore ieri e la seconda a partire dal 25 gennaio prossimo, circa 800 miliardi di yuan (circa 104 miliardi di euro). Ieri, il ministero delle Finanze di Pechino aveva confermato che nel breve periodo ci sarebbero state misure a sostegno della crescita, a partire da un taglio delle tasse “su scala più vasta” per mettere in pratica le decisioni prese il mese scorso dai leader cinesi riuniti nella Conferenza Centrale del Lavoro Economico, che discute, a dicembre di ogni anno, le linee da seguire nei dodici mesi successivi.
Operazioni di questo tipo non sono nuove in Oriente. Il Giappone per esempio ha iniziato verso la fine degli anni novanta, per proseguire fino ad oggi. L’obiettivo specifico è stato quello di sconfiggere la deflazione tanto che nel 2014 la Banca del Giappone ha incrementato le dimensioni del Quantitative Easing già in atto tanto da dover raddoppiare la fornitura di moneta. Negli Stati Uniti, invece, il Qe ha fatto la sua apparizione nel 2009, come strategia per attenuare gli effetti negativi della crisi economica e finanziaria esplosa in quegli anni. La creazione di moneta è servita per acquistare titoli federali ma anche titoli tossici come i mutui subprime. La Federal Reserve ha inoltre abbassato il tasso di riferimento a livelli molto prossimi allo zero, rialzandoli, anche se molto poco, solo nel 2016. Secondo la maggior parte degli analisti, l’intervento della Banca centrale americana è stato essenziale per salvare l’economia Usa. E di conseguenza quella di gran parte del resto del mondo.