Mentre l’Italia entra ufficialmente in recessione, dal Centro studi di Confindustria arriva una piccola, ma buona, notizia. Gli esperti di Viale dell’Astronomia, coordinati da Andrea Montanino, ha rilevato un incremento della produzione industriale dello 0,1% in gennaio su dicembre, quando la produzione era aumentata dello o,4% su novembre. Secondo il Centro Studi di Confindustria, visti i seppur esigui incrementi di dicembre e gennaio, si può parlare tranquillamente di “lieve recupero”.
Su base annua però la musica cambia. La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, è infatti arretrata in gennaio dell’1,7% rispetto allo stesso mese del 2018 mentre in dicembre è diminuita del 3,5% sui dodici mesi. Gli ordini in volume sono scesi in gennaio dello 0,5% su dicembre (-0,7% su gennaio 2018), quando sono diminuiti dello 0,4% sul mese precedente (+0,7% annuo). “La produzione industriale italiana”, scrive il Centro Studi Confindustria, “è stimata in lieve recupero in dicembre e gennaio, dopo la forte caduta registrata in novembre. Il marginale incremento dell’attività è spiegato da un aumento della domanda estera, a fronte di una domanda interna fiacca, come segnalato dalle valutazioni degli imprenditori manifatturieri. Dinamica degli ordini e attese delle imprese non lasciano intravedere alcuna accelerazione nel breve termine”.
Più nel dettaglio, l’attività industriale nell’ultima parte del 2018 ha mostrato un graduale peggioramento, contribuendo al calo del Pil negli ultimi due trimestri (-0,1% e -0,2% rispettivamente). Nel quarto, in particolare, si è avuta una caduta dell’attività più marcata di quanto registrato nei due precedenti (-0,3% in entrambi), spiegata in gran parte da una diminuzione della domanda interna, specie quella di beni strumentali. L’attività industriale inizia, quindi, il 2019 molto debole. “I livelli in gennaio sono inferiori del 3,2% rispetto al picco di dicembre 2017 e non si intravedono chiari segnali di miglioramento per i prossimi mesi. I principali indicatori congiunturali sono infatti su livelli bassi e calanti e confermano un trend di deciso rallentamento del ciclo”, conclude il Csc.