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Se l’Italia frena è anche un po’ colpa della Germania. Parola di Confindustria

weber

Sì, certo, è sempre la locomotiva d’Europa, la prima manifattura del Vecchio Continente. Ma ogni tanto anche lei ha il fiatone. Ieri il Fondo monetario internazionale ha ricordato al mondo intero che la recessione, chi più chi meno, è dietro l’angolo (qui l’articolo con tutti i dettagli). Anche per un’economia solida come quella tedesca le cui stime di crescita però state ampiamente riviste dall’Fmi addirittura di sei decimali, dall’1,9 all’1,3%.

Sempre molto meglio dell’Italia per carità, che quest’anno non andrà oltre lo 0,6%. Ma proprio qui sta il problema: se cresce meno la Germania allora anche Roma ne risente. Volendo dare una libera interpretazione è anche colpa dei tedeschi se l’economia italiana arranca. Non sono teoremi fantasmagorici ma calcoli del Centro Studi di Confindustria, diffusi questa mattina tramite le consuete slide.

Gli esperti coordinati dal direttore del Csc, Andrea Montanino, sono partiti dalle quote di export italiano all’indirizzo della Germania. Basta poco per rendersi conto della strettissima interconnessione tra le due economie. Per esempio, nell’automotive il 22% delle vendite all’estero approda al di là delle Alpi, il 20% per i metalli e il 18,6% per la gomma. Ancora, in Italia sono undici le regioni più esposte verso Berlino, quelle cioè dove l’export verso la Germania pesa tra il 20% e il 40% del valore aggiunto (in testa il Trentino Alto Adige, seguito da Abruzzo e Valle D’Aosta).

Facile dunque intuire come la buona salute dell’economia tedesca sia essenziale per un Paese, l’Italia, dalla bilancia commerciale (in attivo, è bene ricordarlo) fortemente orientata all’export. “La Germania”, scrive Confindustria, “è il primo partner commerciale per l’Italia: il valore dei beni esportati rappresenta il 12,5% del totale dell’export italiano, un quarto di quanto esporta l’Italia in tutta l’Ue”.

Dunque “i sistemi di produzione italiano e tedesco sono fortemente integrati tra di loro nelle catene globali del valore, in quanto l’Italia è un importante fornitore di prodotti intermedi e beni capitali alle imprese tedesche. La caduta della produzione manifatturiera tedesca frena quindi le esportazioni italiane”. La conclusione è una soltanto: “il rallentamento dell’export (il 26% del Pil nel 2017) ipoteca la crescita per l’anno in corso, soprattutto per i distretti della metalmeccanica del Nord Italia, legati a doppio filo con l’economia tedesca”.

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