Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Da Berlinguer a Baglioni: se la sinistra cerca l’eutanasia

C’era una volta la sinistra in mezzo alla gente, orgogliosa del suo essere popolare e popolana, guidata da una classe dirigente colta (spesso, non sempre) ma comunque radicata e rispettata. Una sinistra di cooperative e sindacato, di lavoro e università, di fabbriche e uffici, di circoli culturali e sezioni. Era il ‘900, con i suoi sogni e le sue contraddizioni.

Un secolo di cui la sinistra è stata protagonista, aiutando la democrazia a crescere in tutto il mondo ma anche commettendo errori mostruosi, come quello di spaventare la piccola borghesia europea tra le due guerre finendo per consegnarla alla tragedia nazi-fascista. È la sinistra di Enrico Berlinguer, figlio purissimo del ‘900 e di quella concezione nobile della politica.

Il suo Pci aveva un’idea concreta della lotta di classe: poche chiacchiere (da qui la grande diffidenza verso il movimento “fighetto” del ’68) e ricerca spasmodica di risultati tangibili: sui salari, le pensioni, i diritti dei lavoratori. A un certo punto però il ‘900 finisce, portandosi via anche il comunismo (e personalmente non ne sento la mancanza).

Ecco allora la sinistra annaspare per rinnovarsi, dovendo ammettere (in Italia soprattutto) che avevano ragione gli odiati socialisti: compreso il “Cinghialone” Bettino. Mentre detesta ferocemente Berlusconi (non a caso amico di Craxi) la sinistra italiana cerca una sua strada, che trova sposando la grande illusione di fine secolo, quella (Clinton, Blair, D’Alema) del nuovo che avanza inarrestabile e globale, dell’Europa senza se e senza ma (i comunisti invece non hanno mai amato Bruxelles), della rivoluzione digitale come futuro dell’umanità con poche o nulle conseguenze tossiche, del libero commercio planetario senza freni (la Cina entra nel Wto l’11 dicembre 2001), della totale assenza di controllo dei flussi migratori in nome del sacro principio dell’accoglienza.

Sembra così trovare un suo nuovo momento di gloria questa sinistra, anche perché da sempre si dimostra a suo agio nella dimensione internazionale, mentre a destra questo riesce piuttosto male (e spesso malissimo, se ne accorgerà anche Salvini).

Però nel frattempo la storia cammina e la realtà prende il posto dei sogni. La globalizzazione porta tanti vantaggi sul piano della vita sociale, ma mette a dura prova la tenuta del pianeta lavoro, facendo strage di imprese ed insediamenti produttivi. L’integrazione europea (con annessa moneta unica) vincola drammaticamente i governi, rendendoli sempre meno capaci di attuare politiche a difesa dei più deboli nei momenti difficili.

Inoltre alle porte della nazione (e dell’intero continente) si affacciano milioni di persone in cerca di una vita migliore, che vengono sostanzialmente incoraggiate a muoversi “tanto poi una soluzione si troverà”. Così nel giro di un decennio (complice anche la devastante crisi finanziaria del 2008-2009) le classi medie d’Europa precipitano in una profonda crisi d’identità, diventando così un’immensa platea di nuovi “proletari” con più paure che speranze, più rancori che sogni, più odio che amore.

Di fronte a tutto questo la sinistra risponde attonita, spaesata, quasi offesa per il fatto di non essere più ritenuta credibile. Si ritira nei quartieri più ricchi, cominciando ad osservare infastidita questo nuovo “popolo” che non comprende e che la tiene a distanza.

È la sinistra che sceglie Hillary Clinton, spingendo così uno come Trump (God bless America) alla Casa Bianca. È la sinistra che porta il candidato socialista alle presidenziali francesi del 2017 ad arrivare quinto con il 6 % dei voti.

È la sinistra classica, quella socialdemocratica, che prende mazzate elettorali in tutta Europa, dalla Germania all’Ungheria, dalla Polonia alla Grecia (dove Tsipras per vincere deve fare a pezzi lo storico partito socialista, il Pasok, che alle ultime elezioni si ferma al 6%).

In Italia è una sinistra in cerca di nuovi eroi, ancora incredula di fronte ai milioni di voti presi da Salvini e Di Maio, imbronciata per il fatto che la gente vota Raggi contro Giachetti o Appendino contro Fassino, annichilita nella sua incapacità di comprendere che il tema dell’immigrazione non può essere trattato come se tutti vivessero ai Parioli o a Brera, perché l’Italia è innanzitutto Tor Bella Monaca e Giambellino.

È la sinistra che abbraccia disperata le condivisibili banalità di Claudio Baglioni, che sembra però capace di dare un spiraglio di luce, come nella canzone: “vedrai strada facendo vedrai, che non sei più da solo, strada facendo troverai un gancio in mezzo al cielo” (Strada Facendo, Claudio Baglioni, 1981). Così però si imbocca la strada di una dolcissima, elegantissima, modernissima eutanasia.

×

Iscriviti alla newsletter