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Tutti i missili di Trump. Ecco la strategia della difesa del Pentagono

Ieri, l’annuncio del ritiro dal trattato sui missili e le ultime accuse a Mosca. Oggi, il rilascio della nuova Missile defense review, il documento strategico con cui il Pentagono ridefinisce la postura missilistica del Paese. Insieme ai vertici militari e al neo segretario alla Difesa pro tempore Patrick Shanahan, a presentare la review sarà il presidente Donald Trump. Il potenziamento complessivo dell’arsenale è rivolto a fronteggiare sia l’inasprimento del confronto globale con Mosca e Pechino, sia le minacce regionali, su cui gli Usa dimostrano di voler cedere neanche un millimetro.

I TEMPI

Inizialmente previsto per la fine del 2017, il rilascio della Mdr è stato costantemente posticipato dall’amministrazione. Complici le alterne evoluzioni che hanno caratterizzato la politica estera degli Usa negli ultimi due anni, soprattutto sul fronte missilistico. In particolare, il dossier Corea del Nord pare aver influito in maniera decisa sui tempi per la Mdr. Prima il rischio escalation e le ipotesi di uno scontro su larga scala, poi l’incontro con il leader nordcoreano e la tensione che è tornata ad abbassarsi. L’impressione è che l’amministrazione non volesse pesare sui delicati momenti negoziali con un documento tanto rilevante, che tra l’altro colloca inevitabilmente Pyongyang tra le potenziali minacce. Certo, ha anche influito il dibattito interno relativo al contesto di sicurezza internazionale, i complicati rapporti con Cina e Russia (ieri le novità in tema di trattato Inf) e da ultimo lo shutdown.

LE NUOVE TECNOLOGIE

Ad ogni modo, prima del rilascio ufficiale, alcuni contenuti della review sono stati anticipati alla stampa americana. Il focus, come era prevedibile, è tutto sulle nuove tecnologie. In particolare, il Pentagono ha abbracciato le due indicazioni che il Congresso gli aveva lasciato nel National defense authorization act (Ndaa) del 2019. Primo, procedere con nuove e potenti armi laser che, caricate su droni, possano inibire i missili balistici nella loro fase iniziale di volo, quella in cui il contrasto sarebbe auspicabile (per evitare effetti di caduta) sebbene molto più difficile. Già nel budget per il 2018, il Congresso aveva destinato alla Missile Defense Agency (Mda) risorse per lo sviluppo di un laser da installare a bordo di veicoli aerei senza pilota (Uav). Per il 2019 il finanziamento è stato confermato. Poi, seconda indicazione, studiare come mettere in piedi una costellazione satellitare di sensori e intercettori, al fine di presidiare la difesa nazionale dallo Spazio e intercettare tutte le minacce balistiche che lo attraversano. È lo “scudo spaziale” di reganiana memoria, che conferma (se mai ce ne fosse stato bisogno) l’ormai definitiva militarizzazione dello spazio extra-atmosferico. Il tema è particolarmente caro al presidente Trump, che per questo continua a spingere il dipartimento della Difesa sulla creazione per una Space Force, una forza armata a sé stante dedicata proprio alle “guerre stellari”.

IL CONTRASTO AGLI ICBM

Tra le novità della Missile defense review, c’è la conversione degli F-35, gli avanzati caccia di quinta generazione, affinché siano dotati di capacità di contrasto ai missili balistici intercontinentali (Icbm). Secondo Defense News, potrebbe rientrare nella richiesta di budget per il 2020 l’avvio di un’attività di ricerca e sviluppo per una munizione utile a tale scopo, con l’obiettivo di fare del Joint Strike Fighter anche uno strumento di difesa missilistica. Lo stesso sembra essere previsto per la munizione SM-3 Block IIA, già testata con successo per il lancio dal sistema Aegis Ashore montato sulle unità navali della Marina Usa. L’obiettivo sarebbe quello di rendere il sistema, che ad ora copre le minacce regionali (è dispiegato a terra anche in Romania), in grado di contrastare gli Icbm. Via libera poi anche alla valutazione sulla creazione di un terzo sito di lancio della Ground-Based Midcourse Defense (Gmd), per il momento concentrata in California e Alaska. Come spiega Defense News, il candidato più adatto è il centro di test per l’Aegis Ashore di Kauai, nelle Hawaii, da convertire in sito di lancio per la sicurezza homeland.

IL CAPITOLO IPERSONICO

Era piuttosto prevedibile l’accento posto nella Mdr sulla missilistica ipersonica. Sulla scia delle preoccupazioni già emerse da Congresso e Pentagono, la revisione strategica attesta il ritardo accumulato nel campo rispetto a Russia e, soprattutto Cina. Già a novembre 2017, Pechino annunciava il doppio test del DF-17, velivolo a planata ipersonica, in grado cioè di spostare la traiettoria di caduta (dopo la fase balistica) e aumentare la propria imprevedibilità. A mettere il carico da novanta sui timori americani è stata poi Mosca, con il nuovo arsenale presentato da Vladimir Putin lo scorso maggio, comprensivo di un nuovo missile da crociera ipersonico (il Khinzal, “pugnale”) e del missile balistico più che intercontinentale Satan 2. A dicembre, è arrivato anche il test di Avangard, il vettore a planata ipersonica di cui gli Usa ancora non dispongono. Negli scorsi mesi, la Mda ha assegnato alle maggiori industrie nazionali (Lockheed Martin in testa) una serie di contratti per recuperare il terreno perduto. Ora, tale sforzo viene concettualizzato nell’ambito delle strategia missilistica nazionale.

GLI AVVERSARI DICHIARATI

Per quanto riguarda l’approccio al contesto internazionale, sulla scia dei documenti strategici che l’hanno preceduta (la National security strategy, la National defense strategy e la Nuclear posture review), l’Mdr di concentra concentrarsi su un doppio livello di adattamento: la competizione globale con Cina e Russia, che sulla balistica stanno investendo parecchio; e la capacità di intervenire a livello regionale in scenari circoscritti. È il primo livello a rappresentare la novità maggiore rispetto al passato. Nell’ultima revisione della difesa missilistica, risalente al 2010, l’amministrazione Obama non intravedeva “nessuna prospettiva di guerra” con Russia e Cina, e promuoveva invece un “dialogo strategico”, concentrandosi sulle minacce rappresentate dai programmi di Corea del Nord e Iran. Ora, se Teheran e Pyongyang continuano a preoccupare, Mosca e Pechino fanno tremare le gambe. Inoltre, sono cambiate le tecnologie, evoluzione evidente nell’elisione dell’aggettivazione balistica dal titolo del documento (che in passato si chiamava “Ballistic missile defense review”). Già questo evidenzia un necessario cambio di visione, teso a contrastare gli sforzi dei competitor globali nel campo dei missili da crociera, con l’ipersonica in testa. Ne consegue il doppio approccio evidente nelle nuove tecnologie che la Mdr punta a sviluppare: migliore difesa, e maggiore capacità di deterrenza.

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