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Erdogan preme su Putin per il via libera in Siria

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Fra Turchia e Russia va tutto bene. Parola di Recep Tayyip Erdogan. Il presidente turco, però, sta faticando, e non poco, per ottenere dall’omologo russo, Vladimir Putin, un maggior margine di azione per quanto riguarda la gestione della situazione nel nord della Siria.

I due capi di Stato si sono incontrati ieri a Mosca per un colloquio fatto di sorrisi e di strette di mano, dove come sempre Putin è stato ad ascoltare ed Erdogan a fare lobby su quello che ormai è il suo chiodo fisso: la lotta contro il terrorismo di matrice curda, per utilizzare l’espressione di Ankara, dietro alla quale però si cela il serio rischio di una lotta senza quartiere contro la minoranza.

La Turchia è pronta a battere i pugni sul tavolo. Erdogan ha già dovuto rinunciare alla sostituzione di Bashar al-Assad, ormai destinato a rimanere al suo posto. Per lui, non riuscire a mettere in sicurezza almeno il nord della Siria, equivarrebbe ad avere buttato via 9 anni di azione politica, in cui la Turchia, pur di raggiungere i suoi obiettivi le ha provate tutte, da una cooperazione mai chiarita con lo Stato Islamico, al sostegno delle frange più ambigue dell’opposizione siriana, da una gestione della crisi autonoma rispetto alla comunità internazionale, all’alleanza con la Russia di convenienza, anche se gli obiettivi delle due parti almeno per quanto riguarda Assad, sono opposti.

E adesso rischiano di esserlo anche quelli sui curdi. Il presidente russo ha voluto sottolineare quanto la Turchia abbia contribuito alla stabilizzazione della Siria. Ma da qui a dare il via libera ad Ankara per gestire i territori attorno a Manbij quando gli americani avranno lasciato le posizioni libere, ce ne passa.

Quello che Erdogan sta cercando di ottenere, è la costituzione di una safe zone della profondità di 30 chilometri lungo il confine turco, dettata da motivazioni di sicurezza nazionale. Questo permetterebbe ad Ankara di mettere sotto controllo postazioni attualmente occupate dai curdi siriani. Il problema, però, è se la safe zone si farà e soprattutto chi andrà a gestirla. La Turchia ha chiesto che anche l’opposizione siriana abbia un ruolo chiave nel processo, ipotesi che certo non mette Mosca nella giusta disposizione.

Per il momento, è tutto rimandato al trilaterale fra Russia, Turchia e Iran, che si terrà sempre a Mosca nelle prossime settimane. E qui la Turchia dovrà vedersela anche con Teheran, con cui è in ottimi rapporti, ma che al tavolo del trilaterale peserà molto più di Ankara.

Putin non si trova in una situazione facile, ma difficilmente concederà alla Turchia quello che sta chiedendo. Più probabilmente potrebbe portarla a mandare giù un altro boccone amaro. Dopo aver visto Assad rimanere al suo posto, adesso Erdogan potrebbe essere costretto ad accettare la presenza dei curdi al tavolo dei negoziati.

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