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La battaglia delle Europee. Così Salvini apre l’anno replicando a Mattarella

Da Luigi Einaudi a Walt Disney in poco più di un’ora. Il “messaggio” di Capodanno di Matteo Salvini, in onda sul suo profilo Facebook dopo quello del Presidente della Repubblica, ha confermato l’esistenza di due modi opposti di intendere questo momento storico, due mondi diversi costretti a condividere gli stessi spazi. Se Sergio Mattarella aveva ricordato che il messaggio presidenziale del 31 dicembre introdotto da Einaudi non è un rito formale neanche nell’epoca dei social network e del loro uso (e abuso), il ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio ha citato un aforisma dell’inventore di Topolino: “Se puoi sognarlo puoi farlo”.

Non inganna la condivisione delle parole del presidente sulla necessità di più sicurezza, lavoro, diritto alla salute, studio perché dipende da come si affrontano certi temi e perché un po’ di diplomazia non guasta. Ma è solo un passaggio, il resto è bilancio e prospettive sulla falsariga dei mesi scorsi, senza dubbi di sorta, schivando i problemi economici e sottolineando che l’anno scorso l’Italia era “piccola, indebitata, invasa, sembra passato un secolo”. La sicurezza è vista da due poli opposti: Mattarella aveva citato l’immigrazione solo con riferimento agli immigrati regolari che lavorano e pagano le tasse e insistito sulla maggiore sicurezza necessaria nelle città e nelle periferie urbane, messaggio indiretto al ministro dell’Interno; Salvini ha ovviamente rimarcato i successi sull’immigrazione perché “volere è potere” senza però fare alcun cenno alle altre emergenze attinenti la sicurezza.

Su una cosa i due sono d’accordo: il passaggio delle elezioni europee sarà decisivo. Il Presidente della Repubblica si è augurato un sereno confronto sull’Europa, il ministro ha definito l’appuntamento elettorale di fine maggio addirittura come “la battaglia delle battaglie, una di quelle che passano ogni 100 anni nella storia”. L’obiettivo è la “rivoluzione del sorriso” (chissà che ne pensa il sorridente Luigi Di Maio…) perché l’Europa si è trasformata “da grande sogno a grande gabbia”.

Una battaglia che si combatterà parecchio sui social network e infatti Salvini ha detto che “finché non ci metteranno il bavaglio sui social noi ci saremo”. Chi e perché dovrebbe mettere il bavaglio? Se non va sottovalutato il successo del discorso di Mattarella che solo sul profilo twitter del Quirinale ha registrato oltre 2,1 milioni di visualizzazioni triplicando il dato del 2017, i social consentono a Salvini di rivendicare la modifica della legge Fornero e l’introduzione della flat tax senza che un “filtro” come l’odiata stampa tradizionale spieghi che i soldi per la “quota 100” sono molti di meno del promesso e che la flat tax della campagna elettorale era radicalmente diversa da quel poco che le scarse risorse hanno consentito nella legge di Bilancio. I social sono anche quello strumento che permette di scrivere che Salvini è morto in un incidente stradale, “notizia” che il diretto interessato commenta come esempio dell’“odio che avanza” che la Polizia postale saprà come reprimere. Giusto perché Mattarella ha invitato a riscoprire i buoni sentimenti.

Il discorso di un Presidente della Repubblica è visto e rivisto nelle virgole, Salvini invece è bravissimo nel parlare “a braccio” usando un telefono cellulare e raggiungendo sul web milioni di persone. Due mondi diversi costretti a convivere e a confrontarsi, una campagna elettorale che durerà cinque mesi e nella quale, però, quanto fatto dai governi precedenti conterà molto poco. Fino alle elezioni europee, passando per alcune amministrative, il governo Conte sarà sotto esame ogni giorno non solo della Commissione europea, ma anche di chi ha votato Lega o Movimento 5 stelle e potrebbe accorgersi che molte promesse non sono state mantenute.

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