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Fincantieri-Stx, il quadrato italiano contro le mire francesi

Il governo italiano si compatta sul dossier Fincantieri-Stx, accogliendo tra l’altro le sollecitazioni provenienti dalle opposizioni. È il “sistema-Paese” a lungo invocato, mossosi per rispondere alle ambizioni di Francia e Germania nel campo dell’industria continentale. Ieri, il ministro per i rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro è intervenuto al question time alla Camera in risposta a un’interrogazione rivolta al Mise, e ha ribadito “l’attenzione” dell’esecutivo giallo-verde alla vicenda. Intanto, dal quotidiano transalpino Le Tribune arrivava un altro articolo polemico nei confronti dell’operazione italiana, a conferma delle titubanze francesi nel procedere con l’accordo siglato nell’ormai lontano settembre del 2017.

LA VICENDA

Il nuovo capitolo della vicenda si è aperto la scorsa settimana, quando la Commissione europea ha accettato la competenza, in qualità di autorità antitrust, a valutare l’acquisizione da parte dell’azienda italiana guidata da Giuseppe Bono dei Chantiers de l’Atlantique, già Stx, prima nelle mani della proprietà sudcoreana. Una valutazione, quella di Bruxelles, non automatica, ma attivabile su richiesta delle autorità antitrust nazionali. Ad avanzarla sono stati francesi e tedeschi, mossa comprensibile per Berlino (esclusa dal progetto che punta a creare “l’Airbus dei mari”), un po’ meno per Parigi.

LE PAROLE DI FRACCARO

Da qui, la reazione compatta dell’esecutivo italiano, su cui ieri è tornato Fraccaro. “La vicenda è all’attenzione del governo”, ha detto il ministro a Montecitorio. D’altra parte, “un rallentamento dell’operazione non sarebbe in linea con gli obiettivi del governo che monitorerà la questione per evitare uno sciacallaggio nei confronti delle nostre imprese”. Così, ha aggiunto, è “fuori di dubbio l’impegno a salvaguardare la politica economica e industriale del Paese”. Nei confronti di Fincantieri, l’obiettivo è “garantire che vi sia parità di regole e condizioni di mercato sulla base della normativa europea”.

I SEGNALI FRANCESI

Nel frattempo, i segnali provenienti dalla Francia sono stati alterni. Innanzitutto, nei giorni in cui Bruxelles annunciava di aver preso in carico la valutazione dell’operazione in virtù del rischio che essa possa “nuocere alla concorrenza a livello europeo e mondiale”, è stato l’Eliseo a cercare di abbassare la tensione. Da Parigi invitavano a non interpretare la richiesta alla Commissione come “una ritorsione politica” in virtù del clima teso che si registrava tra Italia e Francia, tra il dossier migratorio e l’appoggio dei ministri Di Maio e Salvini ai gilet gialli. Nei giorni scorsi, è intervenuto il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, dicendo di restare “favorevole all’operazione” e di non essere “preoccupato per un’eventuale decisione negativa della Commissione europea”. Alla decisione di Bruxelles, definita “classica”, sarebbe stata data eccessiva importanza. In questa fase, ha aggiunto, “è molto importante andare fino in fondo”. Eppure, i segnali restano contrastanti. Secondo Pietro Romano sul Messaggero di oggi, è già indicativo che Emmanuel Macron non sia intervenuto sulla questione, probabilmente interessato a “portare acqua alle tesi sovraniste” in vista delle prossime elezioni europee.

I TITOLI DI LE TRIBUNE

Ad aggiungere pepe è stato ieri il quotidiano francese Le Tribune, che ha titolato: “Fincantieri, il partner di Naval Group che gioca un inquietante doppio gioco”. Il giornale transalpino, che già a luglio definiva l’accordo “una liaison molto, molto pericolosa per Naval”, fa riferimento alla competizione tra i due colossi nelle gare internazionali, dal Brasile alla Romania, nelle quali Fincantieri non avrebbe avuto un comportamento cortese con il competitor. Una lettura che desta perplessità, considerando che il settore non manca certo di agguerrita concorrenza.

LA COMPATTEZZA DEL GOVERNO

L’Italia sembra comunque decisa a tenere il punto. Già la scorsa settimana, seppur diviso sul dossier migranti, il governo si mostrava compatto. All’auspicio “che non ci siano ostacoli all’operazione” del premier Giuseppe Conte, seguiva la richiesta di “rispetto per le aziende italiane” del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, e si aggiungeva il reclamo per “parità di regole e di condizioni di mercato” del vicepremier Matteo Salvini. Su queste stesse colonne, il sottosegretario alla Difesa in quota Lega Raffaele Volpi ha indicato la strada per passare dalle parole ai fatti. “Il primo passo indispensabile – ha detto – è quello di creare strumenti istituzionali che consentano alle nostre imprese migliori, attive nei comparti ad alta intensità tecnologica, quali sono quelle che operano nel settore dell’aerospazio e delle produzioni per la Difesa, di contare sull’attivo sostegno dello Stato”.

L’ACCORDO DEL 2017

Sulla vicenda dei Chantiers de l’Atlantique, i colpi di scena non sono mancati. A luglio 2017, la Francia ha deciso di nazionalizzare Stx, società che gestiva i cantieri di Saint Nazaire, in barba all’accordo che Fincantieri aveva concluso con la precedente proprietà sudcoreana (del 66%). L’intesa del settembre successivo ha poi previsto il riscatto del 50% da parte dell’azienda italiana, con l’aggiunta del prestito di un ulteriore 1% concesso dallo Stato francese. A tutto questo mancava il via libera dell’antitrust, su cui la Commissione ha riconosciuto la propria competenza. Gli esperti non vedono spazi per un effettivo stop all’operazione da parte di Bruxelles. Da registrare però, resta il contesto politico, con la Francia che ha mostrato (e non per la prima volta) le sue ambizioni in campo industriale.

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