Dopo Bankitalia (qui l’articolo) anche il Fondo monetario internazionale dice la sua sul Pil italiano. Inchiodato mai come ora allo zerovirgola. E così, proprio mentre a Davos si sta aprendo il World Economic Forum, l’Fmi taglia le stime di crescita dell’Italia allo 0,6% per l’anno in corso. Una revisione di quattro decimali rispetto a tre mesi fa e un numero che potrebbe anche peggiorare, se lo spread dovesse rimanere alto. Esattamente come Bankitalia.
Al Fondo monetario non si fanno troppi problemi a definire l’Italia zavorra globale. Ed è la nuova capoeconomista Fmi, Gita Gopinath, a dirlo a chiare lettere, nella conferenza stampa di presentazione dell’aggiornamento delle stime sull’economia globale: “Il costoso intreccio tra rischi sovrani e rischi finanziari in Italia rimane una minaccia”. Mentre a ottobre era stato il braccio di ferro commerciale tra Stati Uniti e Cina a imbrigliare l’economia globale, da allora l’ulteriore freno al Pil è “in parte” imputabile alla Germania e all’Italia”. Nel caso del nostro Paese “le preoccupazioni sui rischi sovrani e finanziari” – tradotto, lo spread alle stelle dei mesi scorsi – “ha schiacciato la domanda interna”.
La “situazione finanziaria dell’Italia, assieme a Brexit, è al primo punto fra i principali fattori di rischio globali” indicati dal Fondo Monetario Internazionale nella versione aggiornata del World Economic Outlook. Ma non c’è solo l’Italia a passarsela male. Pesante anche la revisione per la Germania, che secondo gli economisti di Washington crescerà solo dell’1,3% ne 2019, dunque sei decimali in meno rispetto alle stime d’autunno. Tra i principali Paesi europei, Italia e Germania segnano il rallentamento più brusco. Il tutto, ammette il Fmi, al netto di un’ipotesi di Brexit disordinata, di un calo peggiore del previsto del Pil cinese ma anche del ritorno di tensioni sul commercio internazionale.
Nel complesso, l’economia globale resta in crescita, ma ora la stima è fissata al 3,5% nel 2019 e al 3,6% nel 2020, rispettivamente lo 0,2 e lo 0,1% in meno rispetto a quanto pubblicato a ottobre, quando già c’era stata un’ampia revisione al ribasso legata all’inasprirsi delle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti. La nuova sforbiciata, spiega il Fondo, “riflette in parte l’indebolimento del ritmo di crescita registrato nella seconda metà del 2018, come in Germania dopo l’introduzione dei nuovi standard di emissione per le automobili ma anche l’indebolimento della fiducia sul mercato finanziario e la contrazione in Turchia ora più ampia di quanto previsto”.
La risposta del governo italiano agli esperti Fmi non si è fatta attendere ed è arrivata a mezzo tweet di Matteo Salvini. “L’Italia minaccia e rischio per l’economia globale? Piuttosto è il Fmi ad essere una minaccia per l’economia mondiale, una storia di ricette economiche coronata da previsioni errate, pochi successi e molti disastri”.