Alla fine è arrivato. Il giorno tanto atteso del reddito di cittadinanza e della quota 100, i due emblemi del governo gialloverde. Il consiglio dei ministri riunitosi poco fa ha approvato i decreti attuativi (riuniti in un “decretone”) quei provvedimenti cioè che portano in dote le norme con cui realizzare quanto scritto in manovra: coperture, destinatari della misura, parametri e così via. Nel pomeriggio ha cominciato a circolare una bozza non molto differente da quella apparsa nei giorni scorsi. Anche per questo la durata del cdm, iniziato poco dopo le 18.30, è stata relativamente breve. Merito del vertice di maggioranza mattutino Di Maio-Tria-Salvini-Conte che ha fatto evaporare gli ultimi dubbi residui. Adesso sì può dire, quota 100 e reddito di cittadinanza sono una realtà a tutti gli effetti.
ADDIO AL VECCHIO REI
Partendo proprio dal secondo, questa l’architettura della misura a sostegno delle fasce deboli. Tanto per cominciare il beneficio economico del reddito di cittadinanza verrà erogato attraverso la carta Rdc che “permette di effettuare prelievi di contante entro un limite mensile non superiore ad euro 100 per un singolo individuo”. Dunque con l’arrivo del reddito di cittadinanza il vecchio Rei scomparirà, ma non per chi già lo percepisce: si continuerà a beneficiarne per tutta la durata prevista per il vecchio sussidio. Da marzo, si legge nella bozza del decretone, il Rei “non può essere più richiesto e dal successivo mese di aprile non è più riconosciuto”. Ma a chi se lo sia stato visto riconosciuto prima di aprile, “il beneficio continua a essere erogato per la durata inizialmente prevista, fatta salva la possibilità di presentare domanda per il Rdc”.
I PALETTI DEL REDDITO DI CITTADINANZA
Ci sono però anche dei paletti. Per esempio non hanno diritto al reddito di cittadinanza i nuclei familiari che hanno tra i componenti soggetti disoccupati a seguito di dimissioni volontarie nei dodici mesi successivi alla data delle dimissioni, fatte salve le dimissioni per giusta causa. Oppure quei soggetti che si trovano in stato detentivo, per tutta la durata della pena, nonché coloro che sono ricoverati in istituti di cura di lunga degenza o altre strutture residenziali a totale carico dello Stato o di altra amministrazione pubblica. Nessun componente il nucleo familiare deve essere inoltre intestatario a qualunque titolo o avente piena disponibilità di autoveicoli immatricolati la prima volta nei sei mesi antecedenti la richiesta, ovvero di autoveicoli di cilindrata superiore a 1.600 cc.
QUOTA 100 DA APRILE
E veniamo alla quota 100 targata Matteo Salvini. I primi pensionati con quota 100 usciranno effettivamente dal lavoro il primo aprile prossimo. Confermato, quindi, il meccanismo delle finestre, tre mesi per i dipendenti privati, sei per gli statali. I lavoratori privati che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2018 conseguiranno il diritto al trattamento pensionistico dall’aprile 2019. Successivamente il diritto all’assegno scatta trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti. Per i dipendenti pubblici che hanno maturato i requisiti entro la data di entrata in vigore del decreto potranno uscire dal lavoro dal primo agosto 2019. Gli statali che invece arriveranno a quota 100 dopo l’entrata in vigore del provvedimento dovranno aspettare sei mesi dalla maturazione dei requisiti. La platea che potrebbe accedere alle misure è invece di circa 315.000 persone ma è probabile che il numero sia più contenuto a causa della norma del divieto di cumulo con l’attività lavorativa fino all’età di vecchiaia. Potrebbe scoraggiare rispetto all’uscita anticipata anche l’importo ridotto di pensione a fronte di quello che si avrebbe avuto maturando i contributi fino all’età di vecchiaia o alla pensione anticipata indipendente dall’età. Ecco in estrema sintesi cosa prevede la nuova normativa.
IN PENSIONE PRIMA MA OCCHIO AGLI ALTRI REDDITI
Attenzione però perché la pensione quota 100 non è cumulabile, a far data dal primo giorno di decorrenza della pensione e fino alla maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale nel limite previsto dalle disposizioni vigenti. Infine, per il personale della Pubblica amministrazione, nonché per il personale degli enti pubblici di ricerca cui è liquidata la pensione quota 100, l’indennità di fine servizio è corrisposta al momento in cui il soggetto avrebbe maturato il diritto alla corresponsione della stessa.
UNA CLAUSOLA ANTI-DEFICIT
Sia il reddito di cittadinanza, sia la quota 100 dovranno però tenere conto dei parametri di spesa concordati con l’Europa. Dunque anche di deficit. Il decretone prevede in questo senso una clausola salva-spesa anche per evitare sforamenti per l’uscita anticipata con quota 100. Al capitolo pensioni, per esempio è previsto un monitoraggio bimestrale dell’Inps che, “nel caso in cui emergano scostamenti, anche in via prospettica”, fa scattare i tagli ai ministeri competenti (in questo caso al ministero del Lavoro) e, quando non sufficienti, altre misure correttive come previsto dalla riforma del Bilancio dello Stato.