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Oltre l’impeachment. I consigli di Redford ai Democratici per sconfiggere Trump

Robert Redford

Lo strumento più potente per opporsi a un governo che non ci piace è il voto, non aspettare che la giustizia, con i suoi tempi e le sue regole, faccia il suo corso. A parlare è Robert Redford, attore pluripremiato, attivista impegnato da anni per l’ambiente e la sua salvaguardia nonché elettore del Partito Democratico statunitense. Ed è ai democratici che si rivolge con un commento pubblicato oggi sul Washington Post, intitolato “We must defend our democracy — and not by impeachment”.

“È dolorosamente chiaro – scrive Redford – che abbiamo un presidente che degrada tutto ciò che tocca, una persona che non capisce (o non si preoccupa?) che il suo dovere è difendere la nostra democrazia. Nel frattempo, coloro che dovrebbero fornire l’equilibrio voluto dai nostri Padri Fondatori, come il leader della maggioranza del Senato Mitch McConnell, scelgono invece la politica partigiana, la lealtà cieca e ideologie estreme e superate”. Cosa devono fare, si chiede l’attore, i cittadini per opporsi all’attuale presidente americano Donald Trump?

La via suggerita da Redford non è quella dell’impeachment, di cui da mesi si parla nei media americani (e non) per le accuse di collusione con i russi, ma la mobilitazione politica dal basso che culminerà con nuove elezioni presidenziali nel 2020. “Non dobbiamo lasciarci distrarre dall’opportunità che abbiamo nel 2020 di rifiutare l’odio e la divisione e scegliere la civiltà e il progresso – si legge nel commento -. Non parliamo di impeachment o mettiamo tutte le nostre speranze sul consiglio speciale: il primo è impantanato nella politica di Washington, e il secondo lo sarà una volta pubblicato il rapporto. Rimaniamo concentrati sul riprenderci il nostro paese con il potere dei nostri voti”.

Guardare al passato può aiutare a capire come agire in futuro. Redford, che tra l’innumerevole lista di film al suo attivo ha anche “Tutti gli uomini del presidente”, film tratto dal libro dei giornalisti Bob Woodward e Carl Bernstein in cui si ripercorre l’inchiesta del Washington Post che nel 1972 portò allo scandalo Watergate e alle dimissioni di Richard Nixon da presidente degli Stati Uniti, ricorda che “come paese, abbiamo già affrontato queste sfide in passato – siamo andati ai margini, sull’orlo del caos, e all’ultimo momento ci siamo ritirati verso principi che condividiamo ancora oggi”.

“Rimaniamo concentrati sul riprenderci il nostro paese con il potere dei nostri voti – scrive Redford, guardando a tutti i cittadini che si sono mobilitati in questi mesi, ma anche alla forza di opposizione, il Partito Democratico -. Per farlo, dobbiamo cominciare subito. Se abbiamo imparato qualcosa dalle ultime due elezioni, è che dobbiamo concentrare tempestivamente e costantemente l’energia sui candidati giusti e sulle questioni – a livello locale e nazionale – per salvare la nostra democrazia”. Un’altra opposizione è possibile, secondo l’attore americano e attivista, una lotta politica che “non aspetti che la giustizia sia servita”. “Sono determinato a lottare per ottenerla, ora e per i prossimi due anni, ispirato da voci sempre più nuove e più giovani che se ne facciano portatrici”.

“C’è così tanto dolore da cui guarire – conclude l’attore -, così tanta divisione da riparare, così tante opere buone a cui tornare. Che lotta degna di essere combattuta, non credete”.

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