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Cosa rischiano Lega e 5 Stelle alle elezioni europee. Parla Giannuli

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Elezioni regionali, europee e misure chiave. Lega e Movimento 5 Stelle, le due forze di governo, si trovano a fare i conti con il gradimento dei cittadini e il governo del Paese. A lato, le possibili nuove alleanze – il dialogo della Lega con il Partito democratico alla cena organizzata dall’associazione “Fino a prova contraria” ne è forse il più recente esempio – che sottolineano un dato di fatto: il Movimento 5 Stelle è solo, mentre la Lega dialoga con le diverse forze politiche. Formiche.net ne ha parlato con Aldo Giannuli, in passato molto vicino a M5S, ora attento osservatore degli equilibri di governo e interni alla creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

Professore, il Movimento 5 Stelle è isolato?

Tenga presente una cosa, il Movimento 5 Stelle è un partito relativamente giovane, ha cominciato a formarsi una decina di anni fa, 5-6 anni fa la prima prova elettorale, però in realtà ha un’esperienza istituzionale che si riduce a 5 anni in Parlamento, più quest’anno. La Lega, nonostante sia riuscita a far passare il messaggio di essere un partito nuovo, popolare, esiste da più di trent’anni e va per i quaranta, ma non solo. È stato un partito di governo con ministri, con strutture da partito tradizionale, ossia sezioni, comitati provinciali, un partito molto più abituato alla manovra di palazzo. Non dimentichiamo quando Bossi fece cadere il governo Berlusconi e al congresso della Lega presentò D’Alema dicendo: “Questo è l’uomo che ha creduto nella Lega”. È gente molto più spregiudicata, più abituata al gioco istituzionale. I 5 Stelle questo non ce l’hanno, forse per un eccesso di ingenuità, ma obiettivamente è un problema reale.

Insomma, la Lega sa giocare su più fronti…

Nella Lega c’è l’ala che strizza l’occhio a Berlusconi, l’ala che strizza l’occhio ai 5 Stelle, l’ala che strizza l’occhio a quello che passa. Il Movimento 5 Stelle ha Di Maio, punto e basta. M5S ha fatto il governo con la Lega perché preso dalla smania di andare al governo, perché questa era la grande occasione in cui avevano preso un sacco di voti. L’alleanza con la Lega era la soluzione più probabile ci si sono buttati, perché dovevano andare al governo. Però in realtà un’alleanza come questa, che non si è mai vista in 60 anni di vita repubblicana, una coalizione di governo più scombinata di questa non me la ricordo.

Queste elezioni europee saranno una prova per le forze di governo, ma principalmente per il Movimento 5 Stelle. Se andassero male, la leadership di Di Maio sarebbe a rischio?

Intanto non sappiamo se il governo cadrà prima, perché ci sono una serie di possibili incidenti di percorso che dobbiamo mettere in conto, ma diciamo per ipotesi che il governo reggerà fino alle europee. Il risultato è impossibile da prevedere, perché ci sono troppe variabili: non sappiamo né quanti né quali partiti si presenteranno. Ce ne sono otto in preparazione e anche se non si presenteranno tutti, almeno 3 riusciranno a presentarsi. Bisognerà vedere chi sono e a chi prenderanno i voti. Poi c’è il problema dell’astensionismo di cui non si può non tenere conto. Inoltre, sarà una prova per il Movimento 5 Stelle, ma anche per la Lega.

La Lega che però è in crescita nei sondaggi…

L’aumento della Lega è evidente, ma bisognerà vedere quale sarà la somma algebrica fra i voti in più che Salvini sicuramente prenderà al sud saccheggiando Forza Italia e i voti che corre il rischio di perdere al nord dove c’è molto malumore, perché l’elettore leghista pensa che questo sia un governo a trazione 5 Stelle. Pensi alla storia della Tav, dove non c’è mediazione possibile perché ciascuno dei due deve tenere il punto. L’unica mediazione possibile, in questo caso, è rinviare a dopo le europee, ma non è detto che francesi e Unione europea ce lo facciano fare. Prevedere il risultato delle europee, con queste premesse, è un azzardo, ci sono troppe variabili.

Che gli equilibri di governo possano cambiare però è quasi certo.

Diciamo che tendenzialmente il Movimento 5 Stelle dovrebbe essere in calo, che però se si terrà entro il 30% è sostanzialmente un assestamento, diciamo una perdita fisiologica. Se invece comincia ad essere visibilmente al di sotto allora la situazione cambia. Lo stesso, l’avanzata della Lega pone un problema: che la Lega deve superare il 25% perché è vero che ha preso il 17% a marzo, quindi se arriva al 24% si tratta di un’avanzata del 7% in un anno, che non è poco, ma siccome i sondaggi danno la Lega al 32-34%, un risultato sotto il 25% sarebbe vissuto come una sconfitta. Quindi si deve vedere la chimica del risultato: non basta quanto perde il Movimento 5 Stelle, ma conta quanto avanza la Lega. Se c’è un sorpasso, altro che rimpasto, lì son dolori.

A tutto questo si somma l’insofferenza di Grillo che vede a rischio la sua creatura…

Che Grillo sia nervoso si vede. La firma sull’appello per la scienza è un esempio, ma su questo devo dire una cosa: contrariamente alla leggenda, Beppe è uno che va avanti a colpi di testa, ma non è uno che è mai andato contro la scienza. Il problema era la natura dei vaccini, l’obbligatorietà. Però secondo me quella firma ha un significato. Io sono convinto che Beppe sia piuttosto nervoso almeno da sette otto mesi. Poi c’è Di Battista, che sicuramente farà la campagna elettorale.

Ma non si candiderà?

Per come lo conosco, lui non è interessato alla carica istituzionale, lui non vuole fare né il parlamentare né il ministro. Quando sento dire che si potrebbe fargli fare il commissario europeo mi sono messo a ridere, non ce lo vedo proprio. Per lui la politica è fare un comizio che incendia gli animi dei presenti, il web, e a lui piace la dimensione giornalistica, fare il reporter in giro per il mondo, scrivere libri, ed è questo che vuole fare. Non tutti sono affascinati dall’idea di fare gli uomini di potere. Il modo di partecipare di Di Battista è un altro. Neanche Davide Casaleggio avrà mai un ruolo del genere, perché lui ha una passione, che è l’impresa.

Il diretto competitor di Di Maio, allora, all’interno del Movimento, è Roberto Fico?

Roberto è persona politicamente accorta e certamente ha accenti più di sinistra di Di Maio. Oggi, se si facessero i conti, non prenderebbe più dell’8%. Perché possa diventare un competitor di un certo peso occorrerebbe una debacle del Movimento così forte, penso a un Movimento che va sotto il 25%, e a quel punto scatterebbe un segnale d’allarme per cambiare la leadership. Però a quel punto diventa pure una grana diventare il leader di uno sfascio, e non ce lo vedo. Quindi non lo so se il successore di Di Maio non sia Luigi. Insomma, non so se Di Maio ha un successore.

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