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Le ministre del governo Conte e i social. Perché la loro presenza è preziosa

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Il governo giallo-verde presenta un tasso di attività comunicativa elevato, tanto sui media digitali e social, quanto con la presenza sui media tradizionali, quali stampa e televisione. Le interviste di leader politici quali Conte, Di Maio e Salvini sono frequenti; l’attivismo social dei due esponenti della coalizione giallo-verde, poi, hanno dato l’avvio ad un genere mediatico a sé stante. Quello che colpisce è la limitata presenza sui mass media delle esponenti femminili del governo. Con le eccezioni delle ministre Giulia Bongiorno, Barbara Lezzi, Giulia Grillo e del sottosegretario Laura Castelli, le esponenti politiche dell’esecutivo “passano” poco sui media, tradizionali e digitali. Una prima ragione è oggettiva: le esponenti politiche femminili sono presenti in misura minore rispetto alla compagine governativa, ad esempio, dell’esecutivo Renzi (oggi sono le 5 esponenti politiche giallo-verdi ai vertici di Dicasteri anche molto importanti come Difesa e Salute, contro le 8 ministre del governo del 2014). Da un punto di vista politico, poi, la difficile composizione del contratto di governo, alla base della vita dell’esecutivo Conte, ha messo alla prova i vertici politici dei due partiti coinvolti, favorendo l’esposizione mediatica dei leader di Lega e Movimento Cinque Stelle.

Vi è tuttavia una questione mediatica di fondo, evidenziata negli studi statunitensi sulla mancanza di parità di genere nella copertura e nel racconto giornalistico delle campagne di candidati a cariche pubbliche. Sin dal 1990, si sottolinea come l’attività elettorale e istituzionale delle donne in politica sia oggetto di minore copertura mediatica. Quanto fanno le donne in politica – anche laddove si tratti di casi di leadership e carriere al di fuori dell’ordinario, come Hillary Clinton, Nancy Pelosi o Sarah Palin – viene presentato con minore frequenza nel racconto mediatico, laddove la notiziabilità di eventi e attività di esponenti politici maschili appare maggiore.

Questo quadro di riferimento teorico aiuta a comprendere meglio quanto accade alle esponenti politiche di vertice del governo Conte, ma al tempo stesso non costituisce una spiegazione esauriente. Sarebbe bene che le esponenti del governo stesse valorizzassero di più e meglio le opportunità offerte dai social per offrire una narrazione diversa, probabilmente complementare e meno accentrata sulla personalizzazione delle leadership, dell’azione dell’esecutivo. Nel costante rinvio tra comunicazione politica sui social e giornalismo politico, un impiego mirato di questi strumenti potrebbe costituire uno strumento per reperire spazi ulteriori in un giornalismo politico poco attento all’azione delle ministre del governo Conte.

Al tempo stesso una presenza più puntuale e costante sui social potrebbe essere un volano per valorizzare le esperienze mediatiche efficaci delle esponenti politiche del governo (riprendendo, ad esempio, l’aplomb con cui la ministra Bongiorno rispondeva punto per punto ad un urlante Massimo Cacciari ad Otto e mezzo, lo scorso 8 gennaio) o integrando e puntualizzando gli elementi negativi emersi durante altre occasioni mediatiche (come nel caso delle critiche alla ministra Lezzi per la vicenda Tap). Nei prossimi mesi, le doti di mediazione e guida consensuale, caratteristiche ormai strutturate delle donne in politica, potrebbero risultare più utili e produttive per il futuro del governo, rispetto alle leadership muscolari esperite in questi mesi di comunicazione politica. Una messa a frutto di queste risorse politiche e comunicative, delle esponenti ai vertici del governo giallo-verde potrebbe risultare preziosa.


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