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Così gli europei hanno accolto l’impegno del Congresso Usa nella Nato

Nato stoltenberg

Ben 357 voti a favore. Solo 22 contrari. Con questi numeri la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha ribadito la fedeltà all’Alleanza Atlantica, scacciando i dubbi che erano emersi dopo le insofferenze manifestate dal presidente Donald Trump. Il “Nato support act” approvato dalla House resterà a Capitol Hil in attesa del passaggio al Senato, ma intanto il carattere bipartisan del provvedimento e il voto schiacciante che ha ottenuto danno l’idea della sensibilità statunitense rispetto al rapporto transatlantico. Per capire come è stato interpretato a Bruxelles, Formiche.net ha raggiunto Fabrizio Luciolli, presidente del Comitato atlantico italiano e dell’Atlantic treaty association (Ata).

Dalla Camera Usa, è arrivato “uno straordinario messaggio di recommitment alla Nato del suo più importante Alleato”. Non ci sono più dubbi: “Essendo stato votato a larghissima maggioranza, da democratici e repubblicani, il provvedimento invia agli Alleati europei un messaggio rassicurante, testimoniando l’indissolubilità del legame transatlantico e mostrando chiaramente come sui temi fondanti di sicurezza transatlantica gli Stati Uniti mantengano da 70 anni un consenso bipartisan su una direttrice strategica stabile”.

Certo, l’amministrazione Trump ha portato da subito un’aria diversa all’interno dell’Alleanza, quanto meno a livello politico più alto, definendola “obsoleta” ancora prima di assumere l’incarico, e poi non perdendo occasione per rimproverare gli alleati sulla spesa da destinare alla Difesa, rispetto agli obiettivi condivisi di raggiungere il 2% del Pil entro il 2024. La scorsa settimana, a mettere il carico da novanta è intervenuto il New York Times, riportando indiscrezioni sulla volontà di ritiro da parte del presidente. L’impressione è che abbiamo diffuso preoccupazione più a Washington che a Bruxelles, dove l’operatività della Nato non è mai stata toccata dalle polemiche. “Al di là delle indiscrezioni giornalistiche e del dibattito politico – ci ha spiegato Luciolli – l’impegno degli Stati Uniti per il rafforzamento dell’Alleanza appare evidente e si riverbera nelle sollecitazioni, talora vivaci, che a Bruxelles sono state in tal senso reiterate dai più autorevoli esponenti dell’amministrazione Usa e dell’impegno quotidiano dell’ambasciatore Kay Bailey Hutchison, in assoluta continuità con l’azione delle precedenti amministrazioni”.

Poco impatto sulla tenuta dell’Alleanza dovrebbe dunque averlo anche l’allontanamento del segretario alla Difesa James Mattis, il cui ritiro è stato accelerato da Trump sulla scia delle critiche che il generale aveva rivolto alla sua gestione di molti dossier internazionali. Oltre alla prospettiva di ripiegamento dal Medio Oriente, l’ormai ex segretario è sempre rimasto piuttosto critico sull’atteggiamento aggressivo e poco diplomatico del tycoon nei confronti degli alleati. “Mattis è certamente uno strenuo sostenitore dell’Alleanza e la sua autorevolezza come segretario alla Difesa era sicuramente un valore aggiunto”, ha riconosciuto Luciolli. Tuttavia, “il segretario di Stato Mike Pompeo e lo stesso consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton considerano la Nato altrettanto vitale per gli Stati Uniti”. Lo stesso Trump, ha evidenziato il presidente dell’Atlantic treaty association, “ha più volte rimarcato come non sia ostile alla Nato in quanto tale, ma al fatto che debba essere ancor più efficiente e adeguatamente rafforzata mantenendo gli impegni di spesa a suo tempo assunti dai Paesi membri”.

Proprio sul fronte della spesa si gioca dunque la partita. “I segnali che arrivano dagli Alleati europei sono incoraggianti: le spese per i bilanci della difesa degli Alleati stanno annualmente avvicinandosi agli impegni assunti nel vertice del Galles del 2014”, ha ricordato Luciolli. Tra l’altro, ha aggiunto, “i Piani nazionali di adeguamento dei bilanci difesa degli Alleati saranno oggetto di severo scrutinio nella riunione dei ministri della Difesa del prossimo febbraio; la stessa Germania (primo bersaglio delle invettive di Trump sul tema, ndr) sta compiendo sforzi importanti”. Certo, c’è una dato che ci deve far riflettere. Rispetto a tutto questo, ha detto concludendo Luciolli, “l’Italia è in controtendenza”.

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