“Il regime di Maduro non può avere legittimamente il potere, la nostra strategia ha tre fronti di azioni: l’istituzionale, per rafforzare il ruolo dell’Assemblea nazionale come ultimo bastione della democrazia; quello internazionale, per consolidare il sostegno della comunità internazionale – specialmente del Gruppo di Lima, l’Organizzazione di Stati americani, gli Stati Uniti e l’Unione europea – e infine quello popolare, il cui principio è l’autodeterminazione del nostro popolo”. Questa è la spiegazione che il presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó, ha dato sulle pagine del quotidiano americano The New York Times, in un lungo commento (con tono personale) dove fa un richiamo a tutti i Paesi e i governi che credono nella libertà e la democrazia per aiutare al ripristino dello Stato di diritto del Venezuela.
Oggi il Parlamento europeo si è aggiunto alla lista di Paesi che riconoscono la legittimità del mandato provvisorio di Juan Guaidó, in base all’articolo 233 della Costituzione venezuelana in caso di usurpazione di potere nella presidenza della Repubblica. Non si può dire lo stesso dell’Italia da dove è giunto invece nella stessa giornata il rifiuto della coalizione di governo.
Con 439 voti a favore, 104 contro e 88 astenuti (tra cui la Lega e il Movimento 5 Stelle), la mozione riconosce Guaidó come “presidente legittimo ad interim”. E’ stata presentata una richiesta all’Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, perché l’Unione europea segua il pronunciamento. Inoltre, la risoluzione chiederà ai governi degli Stati membri che riconoscano Guaidó come presidente fino a quando i venezuelani potranno celebrare nuove elezioni presidenziali in maniera libera e legale. Mogherini ha inoltre chiesto al regime di Maduro di liberare i giornalisti arrestati nelle ultime ore.
Il presidente del Parlamento, Antonio Tajani, aveva dichiarato che il caso del Venezuela è un dibattito tra il sostegno alla libertà o alla tirannia. Ha chiesto a Guaidó l’invio di un rappresentante a Bruxelles per procedere all’accreditamento diplomatico.
La risoluzione è promossa dal gruppo dei popolari e dal capo della delegazione spagnola, Esteban González Pons, in accordo con il socialista Ramón Jáuregui. La richiesta da parte dei socialisti la menzione al sostegno europeo per la formazione di un gruppo di contatto internazionale.
Dall’Italia invece arriva il rifiuto della coalizione di governo di riconoscere Guaidó presidente provvisorio del Venezuela.
In un’intervista concessa a Tv2000, il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, ha spiegato le motivazioni: “L’Italia non riconosce Guaidó perché siamo totalmente contrari al fatto che un Paese o un insieme di Paesi terzi possano determinare le politiche interne di un altro Paese. Si chiama principio di non ingerenza ed è riconosciuto dalle Nazioni Unite”.
“Oggi il più grande interesse che abbiamo – ha aggiunto – è quello di evitare una nuova guerra in Venezuela. Stesso errore che è stato fatto in Libia oggi riconosciuto da tutti. Dobbiamo evitare che succeda lo stesso in Venezuela”.
Di Stefano è stato in Venezuela nel 2016. Insieme ad una delegazione del Movimento 5 Stelle ha partecipato alla commemorazione della morte di Hugo Chávez con il presidente Nicolás Maduro e successivamente ha incontrato alcuni membri dell’Assemblea Nazionale, tra cui l’ex presidente del Parlamento e leader dell’opposizione, Julio Borges.