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Gli analisti dicono recessione. Ma Di Maio no

Solo a nominarla corre un brivido lungo la schiena. La parola “recessione” fa sempre paura. Eppure il rischio che l’Italia, a undici anni dalla grande crisi, si trovi nuovamente nelle sabbie mobili c’è. I dati arrivati questa mattina dall’Istat (qui l’articolo odierno con tutti i dettagli), portano in seno una verità: da novembre 2017 a novembre 2018 l’industria italiana in termini di produzione ha lasciato sul terreno 2,6 punti percentuali.

Non stupisce quindi che alcuni analisti interpellati da Reuters abbiano paventato rischi strutturali per l’economia italiana, come per l’appunto interi trimestri all’insegna del segno meno, il che equivarrebbe per l’appunto a una recessione tecnica. Molti analisti prevedono infatti che anche l’ultima parte del 2018 e i primi mesi del 2019 mostreranno un’altra contrazione, gettando il Paese in una recessione tecnica, non ancora conclamata cioè.

Gli economisti intervistati da Reuters come Prometeia hanno previsto per esempio un ulteriore calo mensile dello 0,3% a dicembre (l’Istat diffonderà i dati relativi a dicembre a fine gennaio). Gli stessi analisti hanno ricordato come già a giugno il governo gialloverde abbia rivisto le stime di crescita per i mesi futuri: 1% per il 2018 per poi rivederla al rialzo all’1,2% a ottobre. E pensare che proprio oggi il vicepremier Luigi Di Maio, intervenendo agli Stati Generali dei consulenti del lavoro, ha ostentato ottimismo sul futuro.

“Io credo possa esserci un nuovo boom economico come negli anni ’60, avevamo le autostrade e ora la nuova sfida sono le autostrade digitali”, ha detto. “Tutta l’economia mondiale si sta trasformando e ci sono i dazi. Noi stiamo cercando di colmare il gap perché non si è investito in tecnologia e siamo in grande ritardo. Se non ci muoviamo ci saranno grossi problemi. Gli investimenti in tecnologia sono l’unico modo per far riprendere la produzione industriale”.

Di sicuro, qualunque speranza di riprese dovrà avere il sostegno delle banche le quali non vivono certo giorni facili. Anche per questo intervenendo sul decreto Carige, questo pomeriggio, il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha sostanzialmente condiviso l’operato del governo sulla banca ligure. “I costi economici e sociali di fenomeni di instabilità finanziaria sistemica sono divenuti evidenti e portano a considerare sotto una luce diversa l’opportunità di interventi pubblici non solo per le banche illiquide ma solvibili ma anche nei casi potenzialmente in grado di pregiudicare il funzionamento del sistema nel suo complesso”.

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