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Salvini contro tutti nel braccio di ferro sulla Sea Watch

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La vicenda della nave Sea Watch 3 ferma a 1 miglio da Siracusa con 47 persone a bordo prima o poi dovrà concludersi, anche se il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, non ha ancora accettato come soluzione la disponibilità della Chiesa attraverso più di una struttura. La sua posizione è comprensibile perché, nel caso di Nave Diciotti, i migranti sbarcati poi si resero irreperibili e probabilmente il leader leghista vuole evitare il bis; nello stesso tempo non si vede quale possa essere l’alternativa perché un eventuale accordo europeo stavolta dovrebbe vedere l’Italia in prima linea, come lo fu Malta nel caso della Sea Watch e della Sea Eye che erano vicine a quelle coste.

La differenza rispetto ai precedenti sta in un maggiore dibattito politico, forse perché la campagna elettorale non riguarda solo la Lega e forse perché in una parte dell’elettorato che ha votato per Salvini, stanco di un’immigrazione fuori controllo, potrebbe prevalere il buon senso. È certamente curioso, infatti, che a bordo della Sea Watch siano saliti parlamentari di estrazione molto diversa come Stefania Prestigiacomo (Forza Italia, siracusana ed eletta in quel collegio, anche se dal suo partito dicono che l’iniziativa non era stata concordata), Riccardo Magi (+Europa, radicale) e Nicola Fratoianni (Liberi e Uguali), insieme con il sindaco di Siracusa, medici, avvocati. Inoltre, Silvio Berlusconi da due giorni ripete che farebbe sbarcare quei 47 migranti “in condizioni precarie” che non cambierebbero certo la situazione delle centinaia di migliaia di irregolari: questa è ormai la linea di Forza Italia che sta puntando sulle mancate espulsioni promesse da Salvini in campagna elettorale (a onor del vero, lo stesso fece Berlusconi).

La conferma arriva dal senatore Maurizio Gasparri che annuncia iniziative parlamentari per affrontare questo tema e le mancate espulsioni rischiano di essere il tallone d’Achille di Salvini, anche se nessuno ha la bacchetta magica e se lui stesso ha anticipato che a marzo potrebbero esserci novità con alcuni Paesi africani. Un conto è dunque l’alleanza del centrodestra alle amministrative, un altro è come ci si presenta alle europee e i segnali che si mandano a Bruxelles. L’iniziativa dei tre parlamentari ha spiazzato e irritato Salvini che li accusa di aver violato la legge: come risposta ha ricevuto un coro bipartisan di critiche (a cominciare da Forza Italia…) che gli ricordano le prerogative parlamentari. Un botta e risposta che dà il segno di polemiche al di là dei 47 migranti, di cui 13 minorenni, a bordo.

La vicenda della Sea Watch 3 potrebbe avere conseguenze anche per la stessa Ong e, in generale, essere di ulteriore monito per chi salva i naufraghi e poi si comporta come crede. Le informazioni raccolte dal ministero dell’Interno riguarderebbero precise indicazioni arrivate il 19 gennaio all’equipaggio della Sea Watch 3 dal Centro di coordinamento marittimo olandese affinché si dirigesse verso le coste tunisine, le più vicine, per ripararsi dall’imminente peggioramento del tempo. Nelle stesse ore la Guardia costiera italiana aveva dato indicazioni di rivolgersi ai libici come “autorità coordinatrice”, ma dalla Sea Watch hanno spiegato che Tripoli non rispondeva. Dunque, aver rifiutato di dirigersi verso la Tunisia puntando verso l’Italia, molto più distante, avrebbe messo a rischio l’incolumità delle persone a bordo e fa ipotizzare a Salvini il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reato contestato l’anno scorso dalla magistratura ad altre Ong. Nel frattempo viveri e indumenti sono arrivati a bordo per ordine della prefettura di Siracusa: il necessario per tirare avanti fino a una inevitabile soluzione.

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