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Salvini, Di Maio e le Ong. Un braccio di ferro che non vedrà tutti vincitori

Tunisia

È difficile prevedere come andrà a finire la vicenda delle due navi di Ong che da un paio di settimane sono in mare nei pressi di Malta con 49 persone a bordo complessivamente e che nessuna nazione europea vuole accogliere. È l’ennesimo esempio di interessi contrapposti: c’è Matteo Salvini che insiste nel rifiuto di aprire i porti; c’è Luigi Di Maio che chiede a Malta di farli sbarcare garantendo l’accoglienza italiana per donne e bambini; c’è la Commissione europea che fatica a sbrogliare la matassa e non riesce a convincere un congruo numero di Paesi membri a farsi carico di quelle persone. La Germania si è detta disponibile, a patto di una “distribuzione europea”.

Tutto ciò si può leggere anche in un altro modo: c’è Salvini che non intende cedere per puntiglio, eppure l’estate scorsa accolse 27 donne e minori durante il braccio di ferro che coinvolse Nave Diciotti della Guardia costiera; c’è Di Maio che si accorge della vicenda dopo due settimane sperando di compattare il suo Movimento molto sinistrorso (e infatti ottiene il plauso di Roberto Fico) e di fare concorrenza al ministro dell’Interno; c’è la conferma di un’Europa totalmente incapace di trovare una linea comune sul tema fondamentale di quest’epoca.

Salvini, che sta effettuando una quantità industriale di dirette Facebook e che sembra intenzionato a non svestire il giubbotto della Polizia neanche sotto tortura, ha ragione nel sottolineare che una delle due navi, la Prof Albrecht Penck battente bandiera tedesca, ha disobbedito all’ordine della Guardia costiera libica caricando i migranti. E ha ragione nel ricordare che le due navi battono bandiere europee, tedesca e olandese, dunque dovrebbero essere quei governi a farsene carico. Eppure tirare troppo la corda qualche volta può essere rischioso: lasciare dei bambini in balia delle onde per settimane, in condizioni igieniche precarie, fa riflettere anche chi sulla gestione dell’immigrazione è più vicino al leader della Lega che ad altri. Per esempio sia Annamaria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato, che Laura Ravetto, capogruppo dello stesso partito in Commissione Schengen, dicono che non si può affrontare un tema così complesso giocando sulla pelle di donne e bambini.

Anche stavolta è impossibile che tutti ne escano vincitori. Salvini sta battendo palmo a palmo l’Abruzzo che voterà per le regionali il 10 febbraio (“Se tassassero i selfie sarei rovinato…” è la migliore della giornata) e ovviamente si occupa anche dei problemi locali, ma tenere costantemente aperta la campagna elettorale dal giorno dopo il voto dello scorso marzo comporterà altri mesi da vivere sul filo del rasoio. Lo scontro sul destino delle due navi ha momentaneamente nascosto quello sul decreto sicurezza, per il quale si annunciano ricorsi alla magistratura sperando in un successivo approdo alla Corte costituzionale, e sta nascondendo anche le concrete difficoltà del governo sulle due misure-cardine, reddito di cittadinanza e “quota 100” in riforma della legge Fornero, per le quali a giorni sono attesi decreti chiarificatori oggi ancora in bozza. Infine, prima o poi qualche elettore leghista si accorgerà che gli immigrati irregolari che sarebbero stati espulsi sono ancora qua e sarà più complicato spiegare che nessun governo riesce a stipulare accordi di riammissione senza una valanga di soldi. Neanche questo.

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