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Salvini cerca l’asse con Trump. Picchi prepara il terreno a Washington

In questi giorni uno dei sottosegretario agli Esteri italiano, Guglielmo Picchi, quota Lega, è negli Stati Uniti, dove sta seguendo un’agenda fitta di appuntamenti e contemporaneamente preparando il terreno per una visita ancora più importante. Quella del vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Negli ultimi giorni Salvini ha battuto almeno un paio di volte sulle relazioni del governo italiano con l’amministrazione Trump. Per esempio, ieri, mentre a Ciampino attendeva il rientro dal Brasile del terrorista latitante Cesare Battisti, durante la diretta Facebook dal suo profilo – una di quelle con cui racconta al suo elettorato le sue attività quotidiane – il capo del Viminale ha sottolineato che “l’aria sta cambiando, in Brasile come in Italia, e come negli Stati Uniti”.

Un paio di settimane fa, invece, secondo le indiscrezioni di Federico Capurso della Stampa, Salvini se la sarebbe presa perché l’ambasciata italiana di Washington aveva ospitato una cena di gala dove l’ospite d’onore era la democratica Nancy Pelosi, eletta il giorno successivo Speaker della Camera. “Ma come è possibile? Io lavoro da anni alla costruzione dell’asse sovranista con Trump” e a Washington c’è chi organizza feste per l’opposizione, avrebbe tuonato il ministro secondo la Stampa.

Il piano di Salvini è concreto: costruire, giocando sulla similitudine delle visioni politiche tra gli attuali esecutivi, un asse tra Roma e Washington che porterebbe mutui vantaggi. Gli americani troverebbero una sponda in Europa, in mezzo alle difficoltà comunicative che in questo momento gli Stati Uniti vivono con altri leader dell’Ue, come la Francia e la Germania. Per l’Italia sarebbe un modo per rinfocolare relazioni storicamente ottime con un allineamento politico.

Su questa traiettoria si muove la visita (anche preparatoria) di Picchi, che arriva a poche settimane dal viaggio del ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, a Washington. La Lega ha intenzione di far valere la migliore sovrapposizione di vedute con l’amministrazione Trump rispetto ai soci di governo del Movimento Cinque Stelle, e sceglie la via indipendente.

A fine febbraio, Salvini dovrebbe prendere parte al Cpac 2019, la grande convention annuale dei conservatori americani (l’acronimo sta per: Conservative political action conference) che dovrebbe veder arrivare al Gaylord National Resort, lungo il corso del Potomac a National Harbor, in Maryland, anche il presidente Donald Trump. Da lì, possibile un faccia a faccia con l’italiano, con cui mettere anche una pietra tombale a una vicenda di un paio di anni fa, quando Trump disse all’Hollywood Report di “non aver mai conosciuto Salvini” e di pensare che tra i due non potesse esserci un terreno comune, mentre il leader della Lega rivendicava un incontro personale dal valore politico.

Era il giugno del 2016, a quei tempi Trump e i suoi strateghi – su tutti Steve Bannon – erano concentrati solo sul rush finale per le presidenziali di novembre. Ora che il repubblicano è alla Casa Bianca e Salvini guida il governo italiano c’è più tempo per faccende politiche, e il lavoro ideologico-culturale fatto da Bannon ha costruito effettivamente un ponte inter-sovranista che parte dagli Stati Uniti e penetra in Europa come in Sudamerica (vedi il nuovo Brasile di Jair Bolsonaro, col figlio deputato del nuovo capo di stato che l’altro ieri annunciava via Twitter l’arresto di Battisti come “un piccolo regalo” per Salvini).

La visita americana del sottosegretario Picchi è considerata molto importante in questo senso, tanto che il leghista ha pagato personalmente il viaggio (“In classe economy”, spiega una fonte informata sull’agenda). Il tour è nell’ambito delle funzioni istituzionali anche se non ufficialmente autorizzato dalla Farnesina — ma ha anche uno scopo politico per strutturare l’asse Lega-Trump. Diversi gli appuntamenti in agenda per l’italiano: partendo da una cena con Rudy Giuliani, ex sindaco di New York e capo degli avvocati personali del presidente Trump (Giuliani è anche una delle entrature trumpiane nel mondo italo-americano, con un figlio, Andrew, alla Western Wing).

Poi un meeting con David Tessler, vice direttore dell’ufficio di pianificazione politica del dipartimento di Stato di Mike Pompeo, e curatore, insieme al suo capo Brian Hook anche delle questioni connesse all’Iran. Teheran è un dossier centrale per gli Stati Uniti trumpiani e qui le relazioni con Roma diventano più operative: “L’Iran è uno dei focus del viaggio”, spiega la nostra fonte. Washington – in accordo con sauditi e israeliani, alleati centrali in Medio Oriente – considera gli iraniani una minaccia da contenere. Anche per questo gli Usa sono usciti dall’accordo multilaterale sul nucleare, lasciando una esenzione speciale all’Italia, e a pochi altri paesi, prima di attivare le sanzioni secondarie. L’esenzione però scadrà, e Washington sta cercando di pressare gli alleati per creare un fronte compatto anti-Iran, mentre la posizione dell’Europa è quella di mantenere in piedi il deal.

Di particolare interesse anche il quadro militare: “Il ritiro americano da Siria e Afghanistan”, e dunque le conseguenze delle scelte americane per l’Italia. Incontri con funzionari della Homeland Security, l’agenzia che ha il compito di controllare le frontiere, (con la contiguità del tema immigrazione), e del National Security Council.

Picchi vedrà anche esponenti del Congresso e poi i think tank, come l’Heritage Foundation, il Center for New American Security e l’Atlantic Council. L’obiettivo è costruire anche il presupposto culturale per queste relazioni. E poi il business: una cena prevista con gli uomini della Lockheed Martin, l’azienda dell’avio-spazio che produce gli F-35, perché “il procurement militare è un altro degli obiettivi principali”. Giovedì invece è previsto “un road show con diversi investitori di Wall Street”, prima incontri privati con vari donors repubblicani, fino a un riunione con Larry Kudlow, consigliere economico della presidenza.

 

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