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Anche Singapore sceglie l’F-35 e risponde a Pechino

Si potrebbe allungare ulteriormente la lista dei Paesi che hanno scelto l’F-35, il velivolo di quinta generazione realizzato dall’americana Lockheed Martin. Dopo un 2018 contraddistinto dall’aumento delle consegne e chiuso con l’annuncio del Giappone di acquisti per altri 100 arei, il nuovo anno del programma internazionale si è aperto con le dichiarazioni del ministro della Difesa di Singapore Ng Eng Hen, fortemente intenzionato a rafforzare l’asse con Washington in risposta alla crescente assertività cinese nell’area.

I PIANI DI SINGAPORE

Il Paese asiatico ha presentato da tempo l’intenzione di modernizzare la flotta di F-16, attualmente di circa 60 velivoli. L’interesse nei confronti del velivolo di quinta generazione risale almeno al 2013, considerando che già nel 2003 si avvicinava al programma come security cooperative partner. Ora, ha spiegato il titolare del dicastero competente, la Difesa “ha deciso che l’F-35 sia il sostituto più adatto”. Una decisione che segue la valutazione tecnica condotta dal ministero di concerto con la Defence Science and Technology Agency. Lo studio ha anche definito la tabella di marcia: “L’aviazione dovrà prima di tutto procedere con l’acquisto di un piccolo numero di F-35, così da avere una valutazione completa delle loro capacità e sostenibilità prima di decidere sull’intera flotta”. Tale fase, ha aggiunto il ministro, sarà condotta anche attraverso il dialogo con le controparti statunitensi, all’interno di un processo che dovrebbe durare “dai nove ai dodici mesi”. In ogni caso, l’acquisto dovrà seguire l’iter americano previsto per i Foreign military sales, con tanto di passaggio a Capitol Hill.

DOPO BELGIO E GIAPPONE

Già lo scorso anno si era chiuso con simili notizie arrivate da Belgio e Giappone. Bruxelles, a fine ottobre, ha reso noti i risultati della gara per la sostituzione degli F-16, prevedendo l’acquisto di 34 Joint Strike Fighter. Poche settimane dopo, è arrivato l’ufficializzazione di quanto era già stato anticipato da numerose indiscrezioni: l’intenzione di Tokyo di aumentare la richiesta da 42 velivoli a 147 (per un valore stimato di circa 10 miliardi di dollari). Finora, il Giappone si era impegnato ad acquistare F-35 nella sola configurazione A, a decollo e atterraggio convenzionale. Il nuovo piano aggiunge (oltre a più di altri 60 F-35 A) anche una quarantina di velivoli nella configurazione B, a decollo corto e atterraggio verticale, caccia da impiego su portaerei. Il progetto è ambizioso, perché prevede la riconversione dei due cacciatorpediniere porta-elicotteri di classe “Izumo” in modo da renderli adatti ad accogliere i velivoli di quinta generazione.

I NUMERI DEL PROGRAMMA

Novità importanti, soprattutto in vista dell’atteso passaggio alla produzione a pieno rateo. Nel 2018, il costruttore Lockheed Martin ha raggiunto l’obiettivo concordato con il governo, salendo a quota 91 velivoli consegnati nel corso dell’anno. Si è trattato di un aumento del 40% rispetto al 2017, e del 100% rispetto ai livelli produttivi del 2016. Per quest’anno, l’obiettivo è confermare il trend, raggiungendo le 130 consegne. Così, “il programma è pronto per la produzione a pieno rateo e pronto per consegnare sulla base di una crescente domanda da parte dei nostri partner internazionali”, ha spiegato di recente Greg Ulmer, vice presidente di Lockheed Martin e general manager del programma F-35. “Anno dopo anno – ha aggiunto – abbiamo aumentato la produzione, abbassato i costi, ridotto i tempi di produzione e incrementato le consegne”. In particolare, le 91 consegne dell’anno hanno riguardato 54 F-35 diretti agli Usa, 21 per i Paesi partner del programma e 16 per i clienti internazionali.

IL TEMA DEI COSTI

In questo modo, le consegne complessive hanno superato i 355 velivoli, operativi da 16 basi in tutto il mondo. Oltre 730 piloti e 6.700 manutentori sono stati addestrati, mentre la flotta ha superato le 175mila ore cumulative di volo. Dieci nazioni hanno ricevuto il velivolo, sette lo stanno operando su base nel proprio territorio, cinque hanno dichiarato la capacità operativa iniziale (tra cui anche l’Italia, primo Paese in Europa, seguita recentemente dal Regno Unito) e due hanno annunciato l’impiego in combattimento (Israele in Siria e gli Stati Uniti in Afghanistan). I primi di dicembre, Lockheed Martin ha avviato gli ultimi test operativi (detti “IOT&E”) prima dell’ambito passaggio alla produzione a pieno rateo, con la previsione di portarli a termini a settembre del prossimo anno. L’incremento della produzione ha comunque già prodotto i suoi effetti sui costi. Un F-35 A costa oggi (il riferimento è all’undicesimo lotto, il cui contratto è stato finalizzato a fine settembre) 89,2 milioni di dollari (il 5,4% in meno rispetto al lotto precedente). Significa che il suo prezzo è paragonabile, se non inferiore, a quello di un velivolo di quarta generazione. L’obiettivo è comunque ancora più ambizioso, e prevede di arrivare a 80 milioni entro il 2020, quando sarà finalizzato il 14esimo lotto.

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