Oggi si è chiuso un nuovo round di colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina partito il 7 gennaio. Le discussioni sono durate un giorno in più del previsto, e sebbene ancora non ci siano troppi dettagli, gli esperti considerano questo allungamento come un segnale positivo per evitare che lo scontro commerciale, valvola di sfogo di un confronto globale tra le due potenze, possa degenerare in una vera e propria guerra al rialzo.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha commentato che il prolungarsi dei tempi dimostra che le parti sono “serie”; sulla stessa linea il commento del sottosegretario all’agricoltura americano, Tedd McKinney, che ha detto che il ritorno negli Stati Uniti della delegazione negoziale un giorno dopo del previsto è dovuto a “buone sensazioni”: “Posso solo dire che estendere le consultazioni dimostra che le due parti erano davvero molto serie nel condurle”, ha detto l’americano sottolineando l’aggettivo usato dal collega cinese.
Washington ha dettato l’iter: dopo l’incontro presidenziale faccia a faccia al G20 di Buenos Aires, i delegati dei due Paesi si sono visti in questi giorni a Pechino, e se le cose sono andate bene come sembra, si replicherà nel giro di poche settimane a Washington con un altro meeting, ma di livello superiore (ministeriale). Tutto con una data di scadenza: il 2 marzo, giorno in cui – secondo un ultimatum imposto dagli Usa – i dazi su 200 miliardi di prodotti si alzeranno dal 10 al 25 per cento (lo scatto era previsto per l’inizio del 2019), ma l’incontro argentino tra Donald Trump e Xi Jinping ha congelato la situazione.
I mercati asiatici hanno già segnato un aumento, con Europa e Stati Uniti che seguono a ruota (ci si aspetta chiusure positive). Lo scontro commerciale è visto dalla finanza globale come un elemento di destabilizzazione, e ogni segnale positivo verso tregue, trattative, rappacificazioni, congelamenti, dà risposta immediata sulle borse; di contro, qualsiasi input negativo, le fa crollare istericamente.
Il giorno in più dei colloqui è arrivato tra i segnali di progresso su questioni quali gli acquisti di prodotti agricoli e energetici statunitensi e un maggiore accesso ai mercati cinesi. Tuttavia, le persone che hanno familiarità con i negoziati hanno detto alla Reuters che le due parti sono più distanti sul piano delle riforme strutturali cinesi che l’amministrazione Trump sta chiedendo per fermare il presunto furto di proprietà intellettuale e il trasferimento forzato della tecnologia statunitense, e su come Pechino sarà in grado mantenere le sue promesse.
La Cina vorrebbe porre fine alla sua disputa commerciale con gli Stati Uniti – della quale soffre il peso sulla propria spinta economica – ma non farà alcuna “irragionevole concessione” e ogni accordo deve comportare un compromesso da entrambe le parti, ha detto oggi il Giornale del Popolo, organo stampa del Partito comunista di governo. In un editoriale viene spiegata la posizione di Pechino, che resta ferma sul fatto che la disputa danneggia entrambi i Paesi e sconvolge l’ordine commerciale internazionale e le catene di approvvigionamento globale.
In quello che è ampiamente visto come un gesto di buona volontà, come ha sottolineato la Reuters, la Cina ha rilasciato le tanto attese approvazioni per l’importazione di cinque colture geneticamente modificate, che potrebbero aumentare i suoi acquisti di cereali statunitensi quando gli agricoltori decidono quali colture piantare in primavera.
Lunedì, gli importatori cinesi hanno effettuato un altro grande acquisto di soia americana, la terza nel mese scorso. Il presidente americano Trump ha commentato su Twitter: “I colloqui con la Cina stanno andando molto bene!”.