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Venezuela, perché l’Italia pagherà l’ambivalenza dei Cinque Stelle. Parla Stefano Stefanini

“Stendiamo un velo pietoso”. La gestione diplomatica della crisi venezuelana da parte del governo gialloverde è bocciata in pieno dall’ambasciatore Stefano Stefanini, già rappresentante permanente dell’Italia alla Nato e consigliere diplomatico del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Le condanne tranchant di Alessandro Di Battista e colleghi pentastellati delle “ingerenze” esterne sono causa di un ritardo che, spiega Stefanini ai microfoni di Formiche.net, mette in imbarazzo la Farnesina e “avrà un prezzo” per l’Italia.

Ambasciatore, quanto può costare l’ambivalenza del governo italiano sulla crisi venezuelana?

La maggioranza dei Paesi europei, Francia, Germania, Olanda, Spagna in testa, ha già preso una chiara posizione chiedendo a Maduro di tenere nuove elezioni entro otto giorni. L’Italia è assente, e con questa assenza assume una posizione indulgente nei confronti di un dittatore che ha portato il Venezuela all’impoverimento e alla fame. L’ambivalenza italiana è tanto più grave perché in Venezuela abbiamo una numerosa e antica comunità di concittadini che ha molto sofferto le angherie di Chavez e ora di Maduro. Questi italiani si sentono abbandonati e traditi dalla timidezza con cui il governo sta affrontando la crisi. L’Italia non ha mosso un dito per cercare di favorire una soluzione, l’unico ombrello rimastoci è la posizione dell’Unione Europea cui non abbiamo saputo contribuire a causa delle divisioni interne.

Alcuni esponenti dei Cinque Stelle, penso ad Alessandro Di Battista, hanno usato espressioni forti per condannare l’ultimatum dei Paesi europei a Maduro…

Stendiamo un velo pietoso sulle espressioni usate. Nel mondo si rispetta una certa decenza di linguaggio su questioni diplomatiche cui evidentemente alcuni esponenti del Movimento Cinque Stelle non si sentono legati. Entro nel merito. Considerato quel che ha fatto al suo Paese, Maduro dovrebbe vedere l’ultimatum di otto giorni come una ciambella di salvataggio che gli viene lanciata per evitare un bagno di sangue.

Non si tratta, dunque, di ingerenza?

Altro che ingerenza, è un atto di responsabilità internazionale che i principali Paesi europei si sono già assunti, se Di Battista e i Cinque Stelle non se ne rendono conto evidentemente non hanno idea di come gestire la politica estera di un Paese importante come l’Italia.

C’è da dire che la posizione congiunta dell’Ue è arrivata con il consueto ritardo, a riprova della difficoltà di trovare la quadra in politica estera.

Questa è una tara che l’Ue da tempo si porta dietro. I Paesi europei oggi sono 28 e ci vuole tempo per limare le posizioni, purtroppo l’Ue non ha una capacità di reazione immediata in politica estera come gli Stati Uniti o la Russia. Quella reazione potremmo recuperarla a livello nazionale, come Italia, ma così non accade.

Conviene anche lei che un intervento armato è un’ipotesi da scongiurare?

Gli Stati che hanno lanciato un ultimatum a Maduro non hanno ancora specificato le conseguenze nel caso non ottemperi le condizioni poste. Al momento non c’è una minaccia di intervento armato, ma se Maduro non acconsentirà alle richieste buona parte della comunità internazionale prenderà dei provvedimenti, a partire da nuove sanzioni. È la procedura che è sempre stata seguita nei confronti dei Paesi che non osservano standard minimi di democrazia e non rispettano i diritti umani.

Crede che le divisioni fra i due partiti di maggioranza abbiano a che vedere con la difficoltà di posizionarsi convintamente sull’asse atlantico e con certe simpatie verso la Russia?

Le divisioni dimostrano anzitutto l’incapacità del governo e soprattutto dei Cinque Stelle di identificare qual è la collocazione internazionale dell’Italia. C’è una mancanza di sentimento atlantico e più in generale di una visione su quale sia il posto dell’Italia nel mondo, che non può essere immaginato in una conversazione da bar o nelle piazze italiane.

Una lancia va spezzata per Moavero. Non deve essere facile per la Farnesina parlare con una voce sola…

Sono fuori dalla Farnesina da più di cinque anni, ma posso solo immaginare lo stato di smarrimento in cui si trovano i miei colleghi. Quando i nostri rappresentanti nella commissione di studio dell’Onu sull’America Latina o in altri contesti internazionali prenderanno la parola, i colleghi si domanderanno se quel che dicono rappresenti o meno la posizione del governo. Questa ambiguità mette in difficoltà i servitori dello Stato e i professionisti della politica estera e toglie ogni credibilità a Washington, Mosca, Bruxelles e soprattutto a Caracas. La crisi venezuelana si giocherà in tempi rapidi, l’incapacità italiana di prendere posizione avrà un prezzo.

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