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La nascita del Centro per lo sviluppo sostenibile per l’Africa segna un ruolo strategico per l’Italia

“L’Europa deve promuovere maggiori investimenti in Africa così da favorire la crescita dell’economia locale per uno sviluppo sostenibile e contribuire alla formazione e all’istruzione delle nuove generazioni in modo da offrire le giuste opportunità per costruire il loro futuro. Il governo italiano intende giocare un ruolo strategico, specialmente nel Sahel, con l’obiettivo di proteggere le popolazioni locali e per far fronte anche alle sfide del terrorismo e dell’immigrazione”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, inaugurando oggi, a Roma, il Centro per il Clima e lo sviluppo sostenibile dell’Africa, insieme al ministro dell’Ambiente Sergio Costa, all’amministratore dell’Undp (United nations development programme) Achim Steiner e al direttore della Fao Graziano Da Silva.

“Il ministero dell’Ambiente è fortemente impegnato a dare un seguito concreto all’Accordo di Parigi, in particolare per quanto riguarda i Paesi in via di sviluppo – ha detto il ministro dell’Ambiente Sergio Costa –. È necessario un cambiamento nelle politiche economiche in senso sostenibile e questo cambiamento non può prescindere dall’Africa, per l’Africa e in Africa”.

La creazione di un centro per lo sviluppo sostenibile per l’Africa viene presentata dal governo italiano al G7 dei ministri dell’Ambiente nel 2017. È stato istituito con un’intesa tra il ministero dell’Ambiente, la Fao e l’Undp con lo scopo di “facilitare lo scambio di informazioni tra i Paesi del G7 sulle iniziative in Africa, per aumentare efficacia, sinergie e complementarità dell’azione per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi e dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite”.

“Con l’apertura di questi Centro – ha aggiunto il ministro Costa – l’Italia vuole continuare a giocare un ruolo di primo piano nella lotta ai cambiamenti climatici, per la sicurezza alimentare e la crescita economica del continente africano, contrastando così le sorgenti di instabilità che alimentano il fenomeno migratorio delle popolazioni”.
Dal dicembre 2015, il ministero dell’Ambiente ha sottoscritto accordi bilaterali di cooperazione con 15 Paesi africani (Egitto, Marocco, Tunisia, Etiopia, Sudan, Gibuti, Botswana, Eswatini, Kenya, Lesotho, Mali, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda, Sudafrica e Zambia) per un impegno di circa 50 milioni di euro. I 40 progetti approvati e in corso di attuazione coprono diversi settori: sostegno alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica, gestione delle risorse idriche, qualità dell’aria, agricoltura, edilizia sostenibile, protezione delle aree costiere, gestione degli eventi estremi e allerta meteo, ciclo integrato dei rifiuti, gestione delle foreste.

Considerata la complessità delle politiche da attuare, sono molti i soggetti coinvolti nei progetti, a cominciare dall’Unido, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo industriale, orientato a promuovere partenariati tra le istituzioni pubbliche e il settore privato. E ancora centri di ricerca, imprese, università, organismi internazionali e organizzazioni non governative.

“Contribuire a uno sviluppo sostenibile in Africa – ha concluso Costa – sostenendo i Paesi in un percorso di autosufficienza energetica ed economica, si conferma una priorità per il ministero dell’Ambiente. Oggi, 28 gennaio, inauguriamo questo Centro. Lo stesso giorno del 1985 usciva ‘We are the World’. Penso che sia una bella coincidenza e un bell’augurio”.


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