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Le trivelle spaccano (ancora) il governo

La parola dimissioni fin qui non era mai comparsa. Ma ora sì. Sulle trivelle in mare è scontro nel governo. Da un lato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa che annuncia il diniego politico a qualsiasi autorizzazione. Dall’altro il viceministro all’Economia, il leghista Massimo Garavaglia, viceministro dell’Economia, che respinge: “l’iter è in corso, Costa non può fare quello che vuole”.

Tutto nasce dal via libera due settimane fa (qui l’articolo di Formiche.net con tutti i dettagli) da parte del ministero dello Sviluppo a una decina di concessioni per l’esplorazione petrolifera nello Ionio. Il che ha provocato l’immediata levata di scudi del Movimento Cinque Stelle, che delle trivelle non vuol sentir parlare. E oggi il ministro Costa, che delle perforazioni nello Ionio è il primo nemico, ha minacciato il passo indietro qualora non si riuscisse a bloccare l’iter delle trivelle. “Sono per il no alle trivelle, le quali passano per la valutazione di impatto ambientale, e io non le firmo. Mi sfiduciano come ministro? Torno a fare il generale dei Carabinieri, lo dico con franchezza” ha detto intervenendo a un evento a Pescara con il candidato alla presidenza della Regione Abruzzo per il M5S.

La vicenda trivelle è esplosa dopo l’annuncio di nuove ricerche autorizzate nel mar Ionio. Il governo aveva reagito annunciando un decreto con una moratoria per le autorizzazioni. Ora si registrano nuove tensioni con la replica di Garavaglia a Costa. “Bisogna distinguere il piano: c’è un piano politico e un piano tecnico. Se il Parlamento politicamente prende una decisione, quale che sia, il ministro non può che prenderne atto”. “Lo stallo” in commissione Affari costituzionali e Lavori pubblici al Senato, ha aggiunto Garavaglia, “va risolto politicamente: deciderà il Parlamento. Noi l’attenzione che poniamo è a trovare una posizione equilibrata che eviti la chiusura di siti produttivi e quindi conseguentemente la perdita di posti di lavoro. L’importante è non fare danni”.

Il problema è che questa polemica rischia di far slittare l’esame del decreto Semplificazioni, che contiene il via libera alle perforazioni. “La nostra proposta – ha spiegato il presidente della commissione Affari costituzionali Stefano Borghesi (Lega) – sarà quella di andare a domani mattina. Difficile immaginare che si possa iniziare in modo dignitoso l’esame oggi in Aula”. Tra i nodi principali da sciogliere resta proprio quello sulle trivelle.

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