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Trump non rinuncia al Muro e gioca la carta dell’emergenza nazionale

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Il presidente americano, Donald Trump, non intende rinunciare al muro col Messico, e secondo le informazioni dei media statunitensi – il primo a darle in questo senso è stato il Wall Street Journal – è sempre più intenzionato a proclamare la situazione al confine sud una “emergenza nazionale”, così da poter accedere a fondi eccezionali del bilancio e arrivare alla costruzione dell’opera.

Per il New York Times i dollari destinati ad essere spostati sarebbero quelli stanziati per la ricostruzione in California e Puerto Rico, regioni colpite da disastri ambientali (incendi e uragani), ma la Casa Bianca ha smentito (credibile, in quanto la decisione si porterebbe dietro un lavoro comunicativo enorme con cui spiegare l‘eventuale dirottamento di fondi a chi si aspetta aiuti).

Ieri Trump era al confine messicano: una visita dal valore politico-propagandistico nel luogo da cui prende forma uno dei claim politici storici – il Muro – che hanno caratterizzato la campagna elettorale e sta accompagnando la presidenza. “Se non avremo una barriera non riusciremo mai a risolvere questo problema. […] Dicono che un muro sia una soluzione medievale. Alcune cose funzionano e basta”, ha detto Trump – ieri per la NBC ha pubblicato le immagini di un test di prova condotto dalla Homeland Security su uno dei materiali, un acciaio speciale, con cui potrebbe essere costruito il muro: si può segare, e dunque diventerebbe inutile senza qualcuno che prontamente interviene contro le manomissioni.

Ai giornalisti al seguito, il presidente ha detto di avere i “completi diritti” per poter chiedere lo stato di emergenza, che a questo punto diventa forse l’unica scappatoia per uscire – almeno momentaneamente – dall’imbuto in cui la Casa Bianca s’è infilata. Conferme arrivano dal senatore più vicino a Trump, Lindsey Graham, secondo cui lo stato di emergenza è l’unica via d’uscita dalla crisi attuale.

Trump, e con lui il Partito Repubblicano, chiedono che 5,7 miliardi di dollari vengano messi nel bilancio preventivo per il 2019 per la costruzione del Muro. I Democratici fanno opposizione, ritengono l’infrastruttura un’opera costosa quanto inutile per bloccare l’immigrazione clandestina (dicono che senza monitoraggio non funzionerà, i test pubblicati dalla NBC sembrano avallare questa ipotesi, e per questo propongono di aumentare i fondi per controlli e uomini di frontiera). I Dem non ne vogliono sentire parlare: da inizio gennaio hanno una leva favorevole, controllano la Camera, e dunque nel sistema bicameralista americano hanno la forza per poter bloccare le leggi, compresa quella di bilancio.

Da questo corpo a corpo politico è nato lo shutdown, la chiusura degli uffici della pubblica amministrazione federale che dura da venti giorni. L’emergenza sarebbe una scappatoia per Trump: permetterebbe di sbloccare shutdown e Muro contemporaneamente. Ma non è detto che in futuro lo stato di emergenza non possa essere impugnato da un giudice ed essere dichiarata illegittimo.

 

(Foto: Twitter, @realdonaldtrump)

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