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Verdi, gilet jaunes e rock and roll. L’internazionale a Cinque Stelle raccontata da Beghin

Bibbia, protezionismo, liberismo e rock and roll. C’è un po’ di tutto in quel mosaico di mani unite che ha immortalato nello stesso scatto a Bruxelles il vicepremier Luigi Di Maio, la finlandese Karolins Kahonen (Liike Nyt!), il cantante e politico polacco Pawel Kukiz (Kukiz’15), il croato Vilibor Sincic (Zivi zid). Il gruppo dell’Efdd al Parlamento europeo è storia vecchia. I Cinque Stelle cercano ora una nuova casa, più politica, compatta, ancora tutta da costruire. Dieci i punti programmatici da cui partire per trovare una sintonia in vista delle europee. Basteranno per mettere in piedi un’alleanza in grado di frenare l’internazionale sovranista cui proprio in questi giorni lavora Matteo Salvini? Formiche.net lo ha chiesto a Tiziana Beghin, l’europarlamentare dei Cinque Stelle che, assieme a Ignazio Corrao, Fabio Castaldo e Laura Agea martedì ha assistito all’incontro riservato con cui Di Maio ha lanciato la campagna per il voto di maggio.

Partiamo dalla riunione di martedì. Qual è la vostra strategia per le europee?

Vogliamo aprire il fortino. Il nostro obiettivo politico resta quello di restituire l’Europa ai cittadini. Per farlo serve un gruppo forte e autorevole che riesca a essere l’ago della bilancia al prossimo Parlamento europeo. Da oggi nasce l’alleanza per la democrazia diretta e l’inclusione sociale.

Chi sarà con voi?

Tutti i gruppi politici che si candidano a governare l’Europa dovranno negoziare con noi ogni singolo dossier. Il vento del cambiamento non può essere fermato. Siamo molto orgogliosi di aver trovato importanti convergenze con i polacchi di Kukiz’15, i croati di Zivi zig e i finlandesi di Liike Nyt. Con loro trasformeremo l’Europa in una terra di opportunità per giovani, imprese e famiglie.

Kukiz, che Di Maio ha definito “una rockstar”, è a capo di un movimento di estrema destra agli antipodi con il M5S sui diritti civili e l’aborto.

Ci sono differenze su singoli temi ma ci sono anche importanti sintonie. Kukiz’15 è all’opposizione dei nazionalisti del Pis che sono al governo. Sono un movimento anti-sistema e recentemente il suo leader ha definito i nazionalisti come più pericolosi rispetto al sistema stesso. Il movimento finlandese alle ultime elezioni politiche ha mobilitato oltre 10.000 cittadini sul proprio portale: un bell’esempio di democrazia diretta. I croati, invece, come il Movimento 5 Stelle, hanno proposto l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e stanno facendo una battaglia contro i soprusi bancari. Comunque le assicuro che su certi temi – difesa dei diritti civili e delle donne – non cambieremo mai la nostra posizione. La nostra storia parla per noi.

Avete dato il vostro endorsement ufficiale a gilet jaunes. E pensare che all’indomani dell’elezione di Macron all’Eliseo arrivò una lettera di Di Maio in cerca di un dialogo con l’allora “enfant prodige” della politica francese…

Da allora sono cambiate molte cose. Macron si era candidato come il nuovo e aveva puntato molto su giovani, nuove tecnologie ed energie rinnovabili. Poi, una volta al governo, ha sottoscritto un Manifesto progressista con Renzi e ha deluso molti francesi. Ricordo con rammarico le dimissioni del ministro francese Nicolas Hulot che ha accusato Macron di mancanza di coraggio sui temi ambientali. La protesta dei gilet gialli dimostra che né lui, né la Le Pen, sono in grado di intercettare quel bisogno di cambiamento che anche i cittadini francesi chiedono. Servono più partecipazione e più diritti e su questo si baserà il manifesto che presenteremo fra qualche settimana.

È stata una mossa saggia per un leader del governo tifare apertamente per un movimento antisistema infiltrato di facinorosi?

Il Movimento 5 Stelle è nato il 4 Ottobre, il giorno di san Francesco, non a caso. Siamo pacifisti al 100% e siamo andati al governo in pochi anni solo con la forza delle nostre idee e la passione per la politica. Condanniamo ogni forma di violenza senza se e senza ma. E infatti il rapporto con i gilet gialli si fonda su un prerequisito: no al dialogo con i facinorosi. Se oggi in Italia non esiste un movimento di protesta come quello dei gilet gialli, è grazie al fatto che le istanze dal basso sono rappresentate proprio dal governo del cambiamento.

L’internazionale sovranista cui lavora Salvini sembra a buon punto. Pensate di riuscire a costruire un’alleanza simile?

Non giudico gli affari interni a un altro partito o gruppo. Constato solo che Orban non si è mai mosso dal Ppe e Kaczyński dall’Ecr. Per quanto riguarda il gruppo che costituiremo il fil rouge sarà il potenziamento della democrazia diretta.

Fra i nuovi movimenti europei quello dei Verdi ha buone prospettive. Anche se il tema ambientale sembra sia decisamente passato in secondo piano per il M5S al governo…

Non è assolutamente così. Abbiamo detto coerentemente e con coraggio no agli inceneritori e abbiamo appena varato il Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima che migliora i target europei prevedendo una produzione di energia da fonti rinnovabili pari al 30% nei prossimi anni. Sull’Ilva poi si è fatta tanta disinformazione: grazie all’accordo portato a casa con Di Maio abbiamo ottenuto l’anticipo della copertura dei parchi minerari alla fine del 2019. Questo ci permetterà di tenere sotto controllo l’inquinamento e quindi l’impatto sanitario presso la popolazione di Taranto.

Quindi proverete a contattarli?

Il dialogo con i singoli europarlamentari dei Verdi non si è mai interrotto. Su molti temi abbiamo una sensibilità comune. Troppo spesso però al Parlamento europeo su temi decisivi come la governance economica o i trattati commerciali hanno avuto posizioni fortemente ideologiche e molto vicine ai gruppi dell’establishment. Sui temi ambientali e dell’energia pulita invece ben venga il sostegno alle nostre battaglie che possono, anzi, devono essere comuni.

Con chi sareste disposti a stringere un’alleanza all’Europarlamento?

Nessuna alleanza precostituita ma dialogo costruttivo sui dossier per cambiare l’Europa. Il nostro gruppo valuterà caso per caso su come orientarsi come abbiamo sempre fatto. Siamo una forza post-ideologica che guarda ai risultati nell’interesse dei cittadini.

Le chiedo tre riforme essenziali dell’Ue che vorrete portare avanti all’indomani del voto…

Il primo punto è senz’altro quello di concedere l’iniziativa legislativa, che oggi è in mano alla Commissione, anche al Parlamento europeo. Poi, lotta agli sprechi con taglio degli stipendi dei Commissari europei e della vergognosa doppia sede di Strasburgo. Infine, togliere i vincoli di bilancio per tutti gli investimenti nelle nuove tecnologie del futuro. L’Europa deve investire sui giovani e attrarre intelligenze, su questo stiamo perdendo terreno rispetto a Stati Uniti e Cina.

È preoccupata degli scricchiolii interni alla coalizione sul caso Sea-Watch?

Nessuna fibrillazione politica può mettere in discussione il patto pubblico e trasparente che Movimento 5 Stelle e Lega vogliono realizzare. Solo rispettando in tutte le sue parti quell’accordo si cambia davvero l’Italia.



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